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Cronaca 15:55 | 21/10/2019 - Rimini

Il Politecnico di Zurigo in visita a 4 colonie abbandonate

Un tour nelle quattro Colonie Marine abbandonate più imponenti della provincia di Rimini. Si chiude con questo appuntamento l’edizione 2019 di “Riutilizzasi Colonia Bolognese”, il progetto di riuso partecipato a cura dell’Associazione Il Palloncino Rosso. Mercoledì 23 ottobre, l’Associazione Il Palloncino Rosso sarà infatti “guida speciale” per gli studenti e professori del Politecnico di Zurigo, il prestigioso ETH Istituto di Tecnologia dell’Architettura.

 “Il tour partirà da Marina Centro – spiega l’architetto Silvia Capelli de Il Palloncino Rosso - perché vorremmo anche raccontare lo sviluppo della città balneare. La prima tappa che faremo sarà all’ex Ospizio Murri, poi proseguiremo per la Colonia Novarese dove ad accogliere gli studenti ci sarà l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Rimini Roberta Frisoni. Altra tappa sarà proprio la Colonia Bolognese dove ci soffermeremo a raccontare, insieme al presidente dell’Associazione Il Palloncino Rosso Luca Zamagni sia l’esperienza di riuso partecipato sia la mostra “Storie di Colonia”. Ultima tappa sarà a Riccione, alla Colonia Amos Maramotti (conosciuta come “Reggiana”) qui ad accogliere gli studenti il Capo di Gabinetto del Comune di Riccione, l’architetto Roberto Cesarini”. 

E’ significativo che l’ultimo appuntamento della stagione 2019 di Riutilizzasi Colonia Bolognese sia chiuso dalla visita di studenti di architettura di una città europea – aggiunge Luca Zamagni, Presidente dell’Associazione Il Palloncino Rosso - Siamo molto orgogliosi che il prestigioso ateneo svizzero abbia scelto la nostra associazione per accompagnare gli studenti. Crediamo infatti fondamentale per il futuro di queste Colonie  che si provi a mettere in campo proposte alternative. Le esperienze di riuso partecipato di diversi immobili dismessi che si stanno moltiplicando in tutta Italia hanno il pregio di svelare vocazioni “alternative” degli immobili.  Nostro obiettivo durante questo tour è anche quello di presentare le nostre colonie come possibili luoghi di sperimentazione sociale e culturale, senza che ciò sia incompatibile con l’attrattività nei confronti di investitori”.