Nel pomeriggio del 21 gennaio scorso gli agenti della Squadra Mobile hanno tratto in arresto per rapina e resistenza a pubblico ufficiale un 37enne riminese, autore di uno scippo commesso ai danni di una donna di 71 anni.
L’arresto rappresenta il frutto di una specifica attività di contrasto alla criminalità predatoria, predisposta dalla Squadra Mobile in considerazione del fatto che dalla fine del mese di dicembre si erano verificati numerosi scippi nel centro città, perpetrati sempre con le stesse modalità: un soggetto con volto travisto a bordo di una bici sceglieva come vittime delle donne che, in quel momento, si trovavano da sole.
Grazie alla ricostruzione della dinamica di tali fatti e all’analisi di alcune telecamere di videosorveglianza, i sospetti degli investigatori della Sezione Antirapina si sono concentrati sul trentasettenne, pregiudicato anche per reati dello stesso tipo e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione della p.g. È così iniziata un’attività di osservazione e pedinamento dell’indagato, attività che, nel pomeriggio del 21 gennaio scorso, si è conclusa con il suo arresto in flagranza. In quell’occasione l’uomo, dopo aver individuato la vittima nella zona dello stadio, le ha strappato la borsetta dalle mani e la settantunenne, nel tentativo di resistere, è caduta sbattendo violentemente il volto in terra. Il trentasettenne, impossessatosi della borsetta, è immediatamente fuggito, tallonato da alcuni degli agenti impegnati nel suo pedinamento e, una volta fermato, ha opposto una violenta resistenza, cercando di colpirli con calci e pugni.
All’atto dell’arresto, l’uomo è stato trovato in possesso della borsetta della vittima e di quattro cellulari di cui non ha saputo giustificarne il possesso. Inoltre, le successive perquisizioni domiciliari hanno consentito di rinvenire ulteriore materiale utile all’attività d’indagine, quale una borsetta con all’interno dei documenti ed altri cellulari, portamonete, portafogli e pochette.
Nel corso del giudizio direttissimo l’arresto è stato convalidato e, all’esito della successiva udienza tenutasi il 1° febbraio scorso, l’uomo è stato condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione.