Promuovere la cultura del primo soccorso e diffondere le competenze salvavita: è questo uno degli scopi del Progetto sperimentale Primo Soccorso di Comunità che ha ricevuto il via libera ieri (martedì 28 marzo) dalla Giunta comunale, al fine di elevare le capacità della cittadinanza ad affrontare situazioni di emergenza, come ad esempio eseguire la rianimazione cardiopolmonare.
Manovre semplici, alla portata di tutti, che possono davvero fare la differenza per chi sta male. E che, come tutte le cose, per funzionare, necessitano però di essere eseguite in maniera corretta e appropriata.
L’iniziativa avrà una durata di 18 mesi e un costo complessivo di 35 mila euro funzionali alla realizzazione delle attività dedicate, le quali dovranno essere gestite e strutturate da un soggetto del terzo settore che sarà individuato tramite un’istruttoria pubblica.
“L’obiettivo è quello di rendere la città un incubatore di strumenti a servizio del cittadino, capaci di favorire e incentivare l’adozione di stili di vita orientati alle corrette abitudini - è il commento di Kristian Gianfreda, Assessore alle Politiche per la Salute del Comune di Rimini e Presidente del Distretto socio sanitario di Rimini – Questa idea di città in salute si intreccia con le politiche e gli interventi di welfare locale degli ultimi anni, in perfetta logica sussidiaria, attraverso il confronto e il raccordo operativo tra l’amministrazione comunale e i soggetti del privato sociale per la promozione di una sorta di ‘capacitazione del territorio’. Il fine è quello di rendere la comunità, dai cittadini alle imprese, passando per il mondo del volontariato, in grado di generare interazioni virtuose con i contesti sociali e urbani, e di intervenire lì dove ce ne è più bisogno. Per farlo è però necessario che le persone conoscano come agire e siano dunque informate sulle cose da fare e azioni da intraprendere quando si trovano davanti a una persona che non si sente bene. In parallelo, con questo progetto, vogliamo mettere a sistema gli strumenti e i dispositivi sul territorio, come ad esempio i defibrillatori, per renderli più facilmente accessibili ai cittadini ed equamente distribuiti nelle diverse aree del territorio. Tutti devono essere protagonisti e attori dell’urban health, ecco perché serve diffondere le giuste conoscenze e competenze in merito, perché ognuno faccia la sua parte.”.