L’immagine che ci arriva dalla pista di sci austriaca Reserhöhe, formata grazie al manto nevoso conservato dall’anno scorso, più che al classicismo di un paesaggio montano ci rimanda ad un’opera di Wassily Kandinsky. Una bella linea bianca, definita e diagonale, appoggiata su una base brulla e verdastra con all’interno qualche puntino in movimento unidirezionale. Se per il celebre pittore russo la linea orizzontale rappresentava una “base portante fredda” mentre quella verticale un “movimento caldo”, quella diagonale
simboleggiava l’unione di entrambe, un andamento caldo-freddo. Ecco, quello che ha fotografato il drone sorvolando i cieli vicino a Kitzbühel trasmette proprio una sensazione un po’ fredda e un po’ calda, ma comunque molto astratta. E il timore è che a quell’astrattismo ci dovremo pure un po’ abituare. L’innalzamento della temperatura e la relativa mancanza di neve costringe gli impianti sciistici alla preparazione della “conserva della neve”; recuperando minuziosamente il manto nevoso delle stagioni fredde passate, impacchettandolo dentro lenzuoli con uno strato isolante di trucioli di legno, per poi riutilizzarlo negli anni in corso per compensare quella linea orizzontale che mano a mano si sta sbiadendo. E così quest’anno gli impianti in Austria sono aperti grazie a quello che tecnicamente è stato chiamato “snow farming”. E se “L’opera d’arte si rispecchia sulla superficie della coscienza” (Kandinsky, 1926), anche l’immagine di Reserhöhe si dovrebbe rispecchiare non come un’opera d’arte astratta, ma tristemente futurista. Di un Futurismo montano che ci costringerà a vedere sempre più “conserve” e linee bianche. Perché la linea verticale non è così poi tanto astratta.
Stefania Bozzo