I ragazzini più grandi, causa pandemia, sono in didattica a distanza. Quando c'è l'avvento di qualcosa di innovativo se ne parla sempre in termini entusiastici come se rappresentasse il futuro. Io, invece, sono contrario avendo un figlio tredicenne che ha cominciato il primo anno di liceo classico. Della scuola in presenza, secondo me, è formativo tutto; il rapporto diretto con gli insegnanti, la lezione, l'interrogazione, la possibilità di interagire con il professore e il suo carisma che è importante per l'apprendimento di qualunque nozione. Con la didattica a distanza gran parte di questi aspetti si perdono, ci sono i problemi legati alla realtà virtuale della connessione per cui anche il più coscienzioso dei ragazzi non può essere concentrato come in presenza o, nei casi peggiori, non segue distraendosi. L'altro aspetto è la relazione quotidiana con i propri compagni, la possibilità di fare nuove amicizie; l'adolescenza è un periodo molto formativo della propria personalità che, a casa, davanti a un computer non viene sviluppato. Bisognerà fare di tutto, appena la situazione migliorerà, per riaprire le scuole.
dott. Alessandro Bovicelli