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Opinioni 11:53 | 29/09/2021 - Rimini

Petitti su Zaki: "Non mi stancherò di lottare per la sua liberazione"

"Ancora un rinvio. Un altro, di una serie ormai infinita. Un'udienza durata appena due minuti. Due minuti per condannare Patrick Zaki ad altri due mesi e mezzo di carcere. Almeno sino al 7 dicembre, quando il processo a suo carico verrà riaggiornato. Non possiamo abbassare l’attenzione: lasciarlo solo sarebbe il peggiore dei reati. Lui stesso, con una lettera nella quale si congratula con i compagni laureandi, chiede di “tornare al più presto in piazza Maggiore”, a Bologna. Nella sua città.

I continui rinvii da parte della giustizia egiziana sono il segnale evidente che il caso non è più strettamente giudiziario ma politico, e riguarda, oltre l’Egitto e l’Italia, dove Patrick studiava, tutta la comunità internazionale. Siamo oltre la farsa. Siamo di fronte alla volontà precisa di punire un ragazzo, studente dell’università di Bologna, senza una ragione precisa, ma solo in base all’accusa pretestuosa di “aver diffuso notizie false dentro e fuori il Paese" attraverso articoli giornalistici e social riguardo le sue posizioni sui diritti umani, quelli che a lui sono negati da quasi due anni. Condivido questa grande preoccupazione con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che considera il rinvio “abnormemente lungo, che sa di punizione”, e con gli attivisti del gruppo Patrick libero per i quali è "chiaro che lo scopo delle autorità egiziane è che Patrick passi quanto più tempo possibile in prigione senza alcuna base legale". Naturalmente Patrick ha respinto tutte le accuse mosse contro di lui.

Vicende come quelle di Zaki non sono così rare in Egitto. Gruppi di attivisti dei diritti umani hanno stimato che nelle prigioni egiziane siano rinchiusi circa 60mila prigionieri politici: la detenzione preventiva, come quella a cui è sottoposto Zaki, secondo Amnesty è una pratica diffusa e giustificata da accuse di terrorismo che spesso altro non sono se non espedienti per colpire manifestanti, studenti e ricercatori non in linea con il regime del presidente. Ecco perché la negazione di un giusto processo, affiancata alla evidente violazione dei diritti umani, devono riguardare tutti noi.

Come Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ho intrapreso tutte le azioni possibili per chiedere la liberazione di Patrick Zaki, ma ancora non basta. Per questo mai mi stancherò di lottare per la sua liberazione, perché non si corra il rischio di dimenticarlo: dobbiamo permettere a Patrick di riabbracciare al più presto la sua famiglia e di tornare in Italia, a Bologna, per riprendere gli studi e la sua vita".

Emma Petitti