Nell’epoca contemporanea la quantità delle opere artistiche prodotte ha un ruolo fondamentale; un artista vale di più se produce di più perché così riesce a penetrare in un mercato sempre più ampio e capillare. Nel passato invece artisti straordinari portavano un bagaglio con poche opere; l’olandese Jan Vermeer, ad esempio, ha eseguito in tutto 35 dipinti. E se nella pittura classica la forma sovrasta il contenuto e diventa lo sbandieramento dello stile peculiare di un pittore o scultore, nell’arte contemporanea lo stile e il
soggetto sono dipendenti l’uno dall’altro per qualsiasi sbandieramento. La coincidenza fra stile e immagine è fondamentale per il riconoscimento immediato. E “quello è un Picasso” è una intuizione facile per uno dei simboli dell’arte moderna. Il celebre artista vanta una vasta produzione che non si limita solo alla pittura. La mostra “Picasso, la sfida della ceramica”, al Museo Internazionale della ceramica di Faenza dal 1 novembre 2019 al 12 aprile 2020, ci mostra la sigla riconoscibile del genio spagnolo in un diverso campo dell’arte. Picasso gioca con la modularità dell’argilla, riportando gli stili ed i soggetti che lo contraddistinguono. Anche nella plasticità ritrova le forme e i motivi decorativi di una civiltà che non ha niente a che fare con la contemporaneità del mondo occidentale; come se l’arte moderna per essere tale dovesse indirizzarsi verso l’origine, ricominciare da un punto agli antipodi della modernità. Il primitivismo e l’arcaicità si sfogano in figure zoo-antropomorfiche (donne e uomini-anfora, vasi a forma di uccelli, tori, pesci, civette), in
maschere, in elementi simbolici rituali. E se in tutti i periodi della produzione artistica di Picasso ritroviamo il tema dell’umanità che vive in una condizione di maschera (pensiamo per esempio ai suoi famosi Arlecchino), quasi a simboleggiare un divertimento obbligato, le sue ceramiche ci simboleggiano invece un divertimento spontaneo. Ce lo immaginiamo Picasso che gioca con la modularità dell’argilla, come un arcaico moderno ceramista.
Stefania Bozzo