Noi, in Paese, eravamo i chierichetti di don Michele ed era un onore fare la settimana a servir Messa. La prima alle 7, poi la scuola, e al pomeriggio si giocava all’ombra del campanile quando la Parrocchia era punto d’incontro, di formazione e di innamoramento. Il campanile della Chiesa è stato costruito mattone dopo mattone dal nonno di Jamil: il Capomastro Agostino Tamagnini. Erano gli anni della ricostruzione e l’entusiasmo e la voglia di vivere coinvolgevano tutti. In illo tempore, i muratori fischiavano e io li ricordo con la canottiera e il corpo scolpito senza anabolizzanti. L’Arciprete di Coriano non lasciava nulla al caso e se l’impresa edile era quella di Agostino Tamagnini, in una Coriano dove anche le galline facevano le uova rosse, significava solo una cosa: che il Capomastro era del Biancofiore come Armando Foschi, futuro Senatore, la Cecchina Bertozzi all’Ufficio Postale, mio babbo Fafen de Forne, e pochi altri.
Mi fa molto piacere che il figlio della Goretta, dal cognome difficile, sia sceso in campo come futuro Sindaco di Rimini. Conosco Jamil da quando è entrato nell’agone politico come Assessore provinciale all’Agricoltura. Per noi rurali la famiglia è fondamentale. Se l’albero ha radici profonde i frutti saranno senz’altro buoni. Quelli di Coriano non sbagliano mai. Vai Jamil!
Rurali sempre
Enrico Santini