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Salute 14:35 | 18/05/2024 - Riccione

Apre la Centrale operativa territoriale (Cot) che favorisce la continuità assistenziale tra i diversi setting di cura

Più integrazione tra professionisti e maggiore prossimità per garantire al cittadino una presa in carico tempestiva e globale. Ecco ciò a cui punta la Centrale operativa territoriale (Cot) distrettuale di Riccione, che entra in funzione lunedì 20 maggio, a quattro mesi di distanza dall’apertura di quella Hub di Rimini che funge da centro di riferimento provinciale. Il modello organizzativo trova le sue radici all’interno del DM 77, il decreto ministeriale che illustra il potenziamento dell’assistenza territoriale e rappresenta la chiave per l’integrazione interna tra la filiera dei servizi e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi e livelli di cura, assicurando continuità, accessibilità e complementarietà dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria.

La Cot garantisce al cittadino una visione completa del proprio stato di salute, così da permettere ai singoli professionisti coinvolti nei diversi gradi di cura di interagire e decidere gli interventi più appropriati, consentendo decisioni tempestive nel rispetto dell’appropriatezza delle risorse impiegate, oltre ad aumentare la condivisione e l’integrazione con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e in generale con tutti i nodi della rete territoriale e ospedaliera. La Cot del Distretto di Riccione - presieduto dalla sindaca Daniela Angelini (nella foto Casalboni)-  è situata in viale Formia 14, al primo piano della palazzina adiacente all’ospedale Ceccarini dove, con i finanziamenti Pnrr (Missione 6 Salute), sono stati realizzati gli interventi di manutenzione necessari in spazi comunque già adeguati alla destinazione per questo tipo di servizio. La Centrale distrettuale di Riccione è operativa dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 15: il servizio è garantito da professionisti adeguatamente formati alla risposta telefonica con funzione di triage, come pure alle valutazioni multidimensionali d’equipe e alla progettazione degli interventi.

A contattare la Centrale operativa territoriale saranno i soggetti che si occupano dell’assistenza dei pazienti e non il privato cittadino: medico, pediatra, ospedale o altri nodi della rete sociale e sanitaria. Può essere attivata infatti da tutti i professionisti del territorio e dell’ospedale, sia di ambito sanitario che di ambito sociale: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, assistenti sociali, ospedale, Pronto soccorso, medici di continuità assistenziale, infermieri di comunità, specialisti, altri professionisti sanitari della rete.

I destinatari della sua attività sono i cittadini cosiddetti “fragili”: persone prevalentemente anziane, o con disabilità o malattie invalidanti, che nella maggior parte dei casi, oggi, presentano un quadro composto da più patologie che coesistono e che quindi necessitano di essere presi in cura a 360 gradi. L’obiettivo è anche di mantenere il più possibile la persona dentro al proprio contesto di vita e rete relazionale.

La Cot rappresenta una vera e propria “regia” che si prende in carico la cura dei diversi bisogni del paziente, organizzando per lui le risposte più appropriate. Il sanitario o l’assistente sociale, che per primo viene a contatto col cittadino e identifica un nuovo bisogno di salute anche temporaneo rispetto alla situazione precedente, attiva la Cot mettendo velocemente in rete le risorse per individuare la soluzione migliore. Questo è il caso, per esempio, del medico di medicina generale che deve attivare il percorso in un Ospedale di comunità o l’assistenza di infermiere e Oss domiciliare, ma può essere attivato anche da un reparto ospedaliero per un cittadino appena dimesso dopo una fase acuta della propria patologia, e per il quale occorre organizzare al meglio il rientro a casa con un letto, una carrozzina, prevedere la visita dell’assistenza domiciliare e dell’Oss. La Cot può essere attivata anche per il paziente anziano che risulta collocabile in una struttura residenziale e non ha una rete familiare in grado di provvedere alle sue cure, o per il malato in fase terminale che necessita di un percorso di sollievo dalla sofferenza attivando l’équipe di Cure palliative domiciliare e il sostegno del volontariato dedicato a lui e ai suoi caregiver.