Si può definire una malattia “sommersa”. Infatti in Italia circa l’80% degli over 65 è colpito da ipertrofia prostatica benigna. Circa il 70% di questi però evitano le cure e considerano i sintomi della malattia come conseguenze inevitabili legate all’età. Ne parlano poco non solo con lo specialista ma anche con il medico di famiglia e ricorrono al "fai da te". Un atteggiamento che accomuna i più anziani con i giovani adulti perché la malattia è sottostimata anche in chi ha superato i 50 anni e negli under 50. Si tratta di un sommerso preoccupante perchè i sintomi dell’ipertrofia prostatica posso entrare in diagnosi differenziale con il tumore della prostata, spetta al clinico escluderlo. Se non trattata in modo tempestivo e appropriato l’ipertrofia prostatica può condurre a disturbi più seri quali la ritenzione urinaria che richiede talvolta anche la cateterizzazione fino all’asportazione chirurgica della prostata. I farmaci per trattarla ci sono, ma manca la volontà di usarli. Sono colpiti anche il 50% dei 51-60enni e in misura minore gli under 50. I sintomi sono di 2 tipi, quelli urinari ostruttivi che determinano getto urinario rallentato, minzione in più tempi e sensazione di mancato svuotamento della vescica e sintomi irritativi che sono caratterizzati dalla necessità di urinare spesso durante la giornata, di alzarsi la notte fino ad una vera e propria incontinenza urinaria. Numerosi studi scientifici suggeriscono che un’attività fisica regolare (nuoto, camminata, bicicletta o frequentare la palestra) possano ridurre significativamente i disturbi urinari legati all’ipertrofia prostatica ma la popolazione italiana, non solo quella anziana, è tipicamente sedentaria.
dott. Alessandro Bovicelli