“Quante volte abbiamo sentito ripetere la frase “l’Italia non è un Paese per giovani”? Tante, troppe volte. E in effetti i dati, le statistiche, parlano chiaro e lo confermano. Siamo uno dei Paesi con la spesa pubblica tra le più squilibrate in Europa e con la più scarsa presenza delle fasce giovani nel mercato del lavoro, il 2° Paese più anziano del mondo, in fondo alle classifiche europee per studenti che non terminano gli studi universitari. Aggiungiamo a tutto questo anche il fenomeno dei cervelli in fuga, una ferita aperta del nostro Paese, che fa sì che spesso i ragazzi, nonostante il raggiungimento di alti livelli di istruzione, siano costretti a emigrare all’estero per trovare lavoro e per essere giustamente valorizzati. È proprio alla luce di tutte queste ragioni che condivido la proposta di estendere il diritto di voto ai 16enni, un’idea ripresa anche da Enrico Letta nel suo discorso durante l’Assemblea nazionale del PD e che questa volta, detto da una persona che ha dedicato gran parte della sua vita ai giovani, allo studio e alla formazione, non ha i caratteri di un facile slogan “cattura-voti” ma della volontà concreta di dare una scossa al nostro Paese e promuovere la partecipazione dei giovani alle scelte politiche, che poi non sono altro che scelte di vita, di società, di un modello di sviluppo o l’altro. Insieme alle donne, i giovani sono quelli che stanno pagando di più i lasciti di questa pandemia e che continueranno a pagarli ancora. È il momento di fare qualcosa, di lasciare a loro la parola. In questi ultimi anni le manifestazioni che abbiamo registrato nelle nostre piazze, dalle Sardine ai ragazzi di Fridays for Future, credo siano state l’emblema della voglia delle giovani generazioni di far sentire la propria voce, di partecipare, di dirottare la società verso una certa direzione, anche se sotto forma apartitica. Ne sono consapevole, il tema del “voto” adesso come adesso non la priorità più assoluta, ma comunque penso sia un tema su cui riflettere seriamente e da mettere in agenda. Il Futuro, soprattutto in questo momento, deve essere nelle mani di chi realmente lo vivrà a pieno. Ed è anche alla luce di questo che parlare di un Patto tra Generazioni non è retorica, ma un’urgenza, un richiamo alla necessità di ricominciare a tessere una speranza per il futuro dei nostri ragazzi che, con l’avvento di questa pandemia, vedono ancora più compromessi i loro sogni e le loro ambizioni, che sentono il peso di un ascensore sociale che fa fatica a ripartire. E’ un’alleanza che chiama in causa la politica, le istituzioni, le imprese e i cittadini tutti affinché si rinsaldi il dialogo e si presti maggiore attenzione su alcuni obiettivi che stanno a cuore alle nuove generazioni, a partire da un’analisi che metta al centro un equilibrio sostenibile non solo per il presente ma anche per il futuro, in modo tale che le decisioni di oggi siano prese considerando una prospettiva di lungo periodo e non schiacciata soltanto al contingente. Mi vengono in mente prima di tutto i temi che gravitano intorno alla questione ambientale, il grande nodo del debito pubblico, il cui uso non può prescindere da una valutazione di giustizia intergenerazionale e di maggiore ecologia della spesa, la quale deve essere effettuata con criterio e con uno sguardo al domani. Il mio è un “Sì” convinto, dunque, al voto ai 16enni già dalle prossime amministrative, così come ho sempre sostenuto l’idea di inserire le materie di Diritto ed Educazione Civica in tutte le scuole di ordine e grado per stimolare una coscienza politica tra i giovani e per diffondere la conoscenza dei valori, dei principi e delle leggi che regolano la nostra società”.
Emma Petitti