Cronaca 12:33 | 12/03/2025 - Rimini

Anziano circuito dalla collaboratrice domestica. In sei mesi spariscono 160mila euro. Il Tribunale decide per il rinvio a giudizio della donna

Rinviata a giudizio per truffa, estorsione, tentata estorsione, furto e improprio utilizzo di carte di credito. Queste i reati mossi a  una donna italiana di 49 anni. E' stata denunciata da un ultrasettantenne riminese, che l’ha accusata di averlo circuito, per poi iniziare a chiedergli insistentemente del denaro. La storia inizia nel corso dell'estate di anni fa. La signora al servizio nell’abitazione dell’uomo, aveva il ruolo di collaboratrice domestica. I due entrarono in confidenza e come sempre cupido ci mise lo zampino. Quindi iniziarono un rapporto affettivo. Ma secondo quanto deninciato dall'uomo, la signora iniziò a chiedergli prestiti in denaro con diverse scuse. In una circostanza per pagare medicine, poi per comprare i libri scolastici del figlio. Alla fine scappò fuori anche la storia di un arresto. Per questo episodio la presunta fidanzata chiese altro denaro per non finire in galera.

Ma tutto questo con l'andare del tempo mise qualche dubbio nella testa del povero malcapitato. Così dopo le feste di Natale del 2024 l’anziano, dopo aver elargito quasi 160.000 euro in sei mesi, decise di non acconsentire più alle insistenti richieste della collaboratrice domestica. La donna a quel punto passo alle maniere forti. Sino a giungere alle minacce, sempre secondo quanto esposto dalla presunta vittima. In uno di questi episodi la 49enne aveva pure portato via dalla casa ove lavorava, un bancomat appartenente all'anziano per poter effettuare dalla cassa automatica prelievi di contante. Alla vittima così non è restato altro da fare che parlare con la propria famiglia.Tra vergogna e imbarazzo lo stesso ha narrato i fatti ai propri congiunti. Quindi lo stesso ben consigliato, ha optato per un ricorso per vie legali, dando mandato all’avvocata Francesca Romana Dotti. Così l'ex collaboratrice domestica è stata  rinviata a giudizio, ed è assistita dagli avvocati Matteo Zucconi e Gianluca Brugioni. Ora sarà il Tribunale di Rimini, chiamato in causa, a decidere sulla questione.