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Cronaca 13:32 | 06/01/2025 - Rimini

Ciao Carlo, ci mancherai. E quel caffè che ci eravamo promessi non siamo riusciti a prenderlo, mannaggia

Ho volutamente scelto di far lenire il dolore che mi ha travolto prima di scrivere di Carlo Bozzo. La scomparsa di un amico non è una notizia, purtroppo. Non c'è bisogno di correre per darla e nemmeno di concedere libero sfogo al senso di rabbia e di tristezza che si prova dentro nell'immediato. Occorre lasciare al tempo il necessario percorso che conduce poi alla riflessione, al rispetto, al ricordo.

Carlo l'ho conosciuto ai tempi in cui lui curava la comunicazione per San Patrignano. Di primo acchito apprezzai subito la sua enorme capacità di rapportarsi al giornalista anche senza conoscerlo. Negli approcci iniziali ci davamo del lei, anche se eravamo coetanei e tutti e due "vecchi" marpioni dello scrivere, prima con le nostre Olivetti, poi con i computer ed infine con telefonini e tabloid. Nel tempo apprezzai di lui alcune qualità che gli sono rimaste per sempre: la signorilità, la professionalità, la capacità di sapersi rapportare, il senso della notizia, l'enorme umanità che scoprii ogniqualvolta ci capitò di parlare di altro, fuori dalla nostra professione. La sua eleganza e la sua disponibilità viaggiavano sempre insieme: sapeva colpirti senza eccedere, riusciva a farti ragionare anche quando non c'era il tempo di farlo, aveva quella voce pacata e profonda nel timbro che regolava le nostre chiacchierate. Non lo scopro io e non lo scopre nessuno quest'uomo. Chi lo conosce sa chi ha perso e che cosa. Stanotte pensavo all'ultima volta che ci siamo sentiti: erano i giorni prima di Natale, non ricordo se chiamai io oppure lui, so solo che dopo esserci chiariti (come sempre) su un determinato argomento, nel farmi gli auguri mi disse: "Se hai tempo e voglia dopo le feste andiamo insieme a prenderci un caffè e fare quattro chiacchiere. Non è giusto che noi si parli sempre e solo di lavoro. Ci sono tante altre cose nella vita di tutti i giorni che meritano una riflessione assieme a chi stimi e a chi ti considera un amico". Accettai di buon grado e lo avrei certamente cercato a giorni se non fosse successo quello che è successo. Ci andrò a quell'incontro, non per prendere un caffè e nemmeno per parlare un po' delle nostre vite. Da credente potrò solo pregare il Signore perché lo accolga con sè, da uomo piangerò e toccherò la bara in cui ora Carlo riposa perché quel saluto glielo avevo promesso e purtroppo non sono riuscito a darglielo. Il male lo ha vinto in troppo poco tempo e ce lo ha portato via. Non è scontato dire che senza di lui la mia professione di giornalista perde un collega di assoluto valore, stimabile, unico. Lui sa quanto l'ho apprezzato e quanto gli ho voluto bene. E, come a tutti quelli che lo conoscevano, mancherà un sacco anche a me. 

Ora, amico mio, riposa in pace e dacci la forza di saper superare questo momento devastante che ci coinvolge. Verremo in tanti a salutarti mercoledì pomeriggio alla chiesa di Ospedaletto. Non dimenticherò mai l'ultimo abbraccio che ci siamo dati, alla Sgr, ad uno di quei corsi dell'Ordine in cui tante volte ci siamo incontrati. La terra ti sarà senz'altro lieve. Ciao Carlo, mai avrei immaginato di piangere così tanto per te. Dicono che sia la vita... e che bisogna saperla accettare. E' dura, ma come mi hai sempre insegnato tu, ce la farò.

Vittorio Pietracci

(La foto che pubblichiamo ci è stata inviata da Giorgio Salvatori, che ringrazio a nome di tutta la redazione)