Per il commercio al dettaglio febbraio resta un mese freddo. La frenata dei prezzi dà infatti un’iniezione di fiducia ai consumatori, ma non alle vendite: l’indice Istat di fiducia complessiva del comparto si ferma a 100,6 ed escludendo il periodo della pandemia è il febbraio peggiore dal 2015.
“Il prolungato miglioramento della fiducia dei consumatori non si sta trasformando in consumi – osserva Fabrizio Vagnini, presidente Confesercenti provinciale Rimini -. Fra le cause anche la ripresa del risparmio, che le famiglie tornano ad accumulare dopo averlo sacrificato per mantenere i livelli di spesa durante la fase di picco dell’ondata inflazionistica. Un quadro difficile per le imprese del commercio al dettaglio: continuano a soffrire anche le attività della distribuzione tradizionale, il cui giudizio sulle vendite rimane negativo ormai da giugno scorso”.
L'andamento dei saldi invernali non aiuta a risollevarsi: 7 negozi su 10, secondo le stime di Confesercenti, lamentano risultati inferiori a quelli del 2023 a causa delle temperature eccezionalmente miti che hanno bloccato la domanda di capi invernali e dell’eccesso di promozioni, che sta diluendo l’impatto delle vendite di fine stagione. “Una corsa allo sconto guidata dalle piattaforme di eCommerce internazionali che sta influendo negativamente sugli equilibri tra i canali di vendite. Si pone con sempre maggiore urgenza garantire una corretta concorrenza con le piattaforme dell’on-line. Affinché la fiducia dei consumatori si tramuti in consumi effettivi, inoltre, occorre accelerare sul percorso tracciato dalla riforma fiscale: l’alleggerimento della pressione fiscale, ed in particolare sul lavoro, è la via maestra per stabilizzare le attese delle famiglie”.