E' terminato nella giornara odierna il giudizio in primo grado, che vedeva sul banco degli imputati una donna moldava, residente a Rimini, di 48 anni. Grave l'accusa pendente: tentato omicidio nei confronti del marito. La presunta avvelenatrice è stata condannata a dieci anni di reclusione. Questa difatti dopo la requisitoria la pena richiesta dalla Procura della Repubblica. Al tutto si aggiunge un risarcimento di circa 31.000 euro nei confronti del sopravvisuto marito, costituitosi parte civile. Ovviamente la difesa ha già confermato che farà ricorso in appello contro la sentenza di primo grado. Infatti il legale che rappresentava la moldava aveva chiesto alla corte, che il il reato fosse derubricato in lesioni gravi: le dosi di veleno ingerite dal marito non erano da considerarsi letali, sempre secondo l'avvocato della donna.
Ma dalla Procura non sono stati dello stesso avviso. Infatti secondo il PM, il veleno veniva macchiavelicamente mescolato dentro i cibi e servito praticamente due volte al giorno al malcapitato: a pranzo e cena. Questa presunta mantide iniettava sulle pietanze con una siringa al povero uomo la sostanza. Inietta e inietta, la persona sottoposta al trattamento era finita più volte al Pronto Soccoso con forti dolori in tutto il corpo. Nel corso del ricovero, pare il primo, le analisi evidenziarono tracce di topicida. Così la signora finì la propria carriere di avvelenatrice in carcere. Ora dopo questa prima sentenza la donna risulta libera. Ovviamente le è stato imposto l'obbligo di non avvicinarsi alla vittima, che pensiamo abbia solo la voglia di stare lontano dalla consorte e dimenticare. Specialmente i mal di pancia.