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I primi risultati delle indagini sono molto chiari. Muhammad Sitta è stato colpito a distanza ravvicinata. E’ quanto emerge dalla “prova dello stub” effettuata dai Ris di Parma. Questo è un test che serve a rivelare i residui lasciati da un colpo d’arma da fuoco sul corpo e sui vestiti di una persona. Confermata la ricostruzione iniziale, quella secondo cui il comandante della Stazione dei carabinieri di Verucchio, Luciano Masini, attualmente iscritto, come atto formale, nel registro degli indagati per eccesso colposo di legittima difesa, ha sparato all’accoltellatore egiziano quando quest’ultimo era a pochi metri da lui. I risultati del test effettuati sui vestiti di Sitta e sulla divisa del luogotenente, hanno collocato il giovane nordafricano nella cosiddetta “nuvola di fumo” creata dallo sparo. Quella nuvola secondo cui un soggetto si troverebbe ad una distanza compresa tra i 30 centimetri e qualche metro. Dopo avergli intimato più volte di fermarsi e gettare l’arma, essere arretrato di alcuni metri, il comandante Masini non poteva fare altro che aprire il fuoco all’indirizzo dell'aggressore. Infatti Sitta stava avventandosi contro il tutore delle forze dell'ordine, con in mano un grosso coltello da cucina. Probabilmente pronto a colpire. 12 i proiettili esplosi dalla pistola del militare. Due colpi sono rimbalzati a terra e hanno raggiunto il ragazzo alle gambe, mentre altri cinque lo hanno centrato al corpo: uno alla spalla destra, gli altri tra torace e capo. Per chiudere le indagini il pubblico ministero dovrà attendere gli esiti definitivi dell’esame autoptico, per i quali è stata chiesta una proroga di 30 giorni. Quindi i risultati della perizia balistica, che stabilirà in maniera più accurata la distanza intercorsa tra i due al momento degli spari e la direzione dei colpi. Per il momento chiarezza, almeno in parte, su come sono andate le cose è stata fatta.
Cronaca
16:31 - Rimini
