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Opinioni 13:58 | 02/11/2019 - Dal Mondo

Botswana: l’Eden della vita è morto

I Khoisan sono un gruppo etnico speciale; vivono in armonia nel nord del Botswana, comunicano con una lingua con sonorità così peculiari da essere classificata come proto-linguaggio e la maggior parte degli individui conduce ancora una vita da cacciatori-raccoglitori. Da un punto di vista genetico presentano una diversità che raccoglie varianti molto antiche. Infatti un gruppo di genetisti dell’Università di Sidney ha analizzato una piccola parte del DNA di 1200 persone della comunità ed è arrivato alla conclusione che i
Khoisan potrebbero essere i candidati ideali per rappresentare i discendenti diretti della specie Homo Sapiens, che visse in quell’angolo d’Africa da 200000 a 130000 anni fa. E anche se tale affascinante studio pubblicato su “Nature” disegna un albero evolutivo che scientificamente rappresenta soltanto un fragile ramoscello in una rigogliosa foresta, simbolicamente dare i contorni ad un “Eden evolutivo” ha il pregio di indirizzare lo sguardo verso casa. Quindi, la prima casa dell’uomo fu il Botswana; la nostra Natività è lì, in un
luogo che evidentemente ci ha cullato grazie a oasi piene di vita. Ma la culla della vita (nostra) è stata in questi due mesi la culla della morte di più di 100 elefanti, deceduti nel “Chobe National Park” a causa della grave siccità che sta investendo il Paese e alla relativa epidemia da antrace. L’assenza di precipitazioni sta colpendo tutta l’Africa meridionale ormai da mesi; portando alla fame milioni di persone e mettendo in ginocchio anche gli animali che popolano quelle terre desolate. Il Dipartimento per la Fauna Selvatica e i
Parchi Nazionali del Botswana riferiscono che si stanno registrando tassi di mortalità insolitamente alti, sia tra gli elefanti che nella fauna selvatica. L’Eden è morto, o comunque sta per morire. Come gruppo umano non abbiamo niente di speciale, abbiamo ridotto l’equilibrio climatico ad un fragile ramoscello. Ora i genetisti australiani hanno posto la nostra cometa sopra il Botswana. E’ lì la nostra Natività. Dove non guardiamo mai.

Stefania Bozzo