Chiara Bellini, in tandem con Jamil Sadegholvaad per il centrosinistra alle prossime elezioni amministrative di Rimini commenta un recente fatto di cronaca: l’omicidio di Chiara Ugolini in provincia di Verona per cui è stato accusato il vicino di casa che, non potendola avere, l’avrebbe uccisa versandole della candeggina in bocca. Ma quello che si aggiunge alla tragedia è un tipo di comunicazione che pone l’attenzione su caratteristiche della ragazza irrilevanti ai fini della notizia e che non aiutano a passare il giusto messaggio della gravità dei fatti. I media non devono rischiare di essere complici di una errata narrazione di tali gesti, ma concorrere nell’educazione di una società a partire dal linguaggio che si usa.
«È successo di nuovo, l’ennesimo femminicidio. Va chiamato così, perché il genere della persona uccisa è aggravante del movente. Uccisa in quanto donna. Chiara Ugolini è stata uccisa due volte, come molte altre donne, da un tipo di giornalismo volto solo a far scalpore, che ha posto l’attenzione al suo aspetto (“bella e impossibile”), come se questo e le distanze prese dal suo assassino fossero una sorta di giustificazione velata dell’omicidio. Certo, lei aveva la ‘colpa’ di essere bella e pure di non volerne sapere di lui», dichiara Bellini.
«Per questo continuo a dire che i centri antiviolenza debbano continuare a essere sostenuti e si debbano potenziare i percorsi di uscita dalla violenza – conclude –. Ma ci vuole, ancora una volta, anche tanta educazione su questi temi, che vanno portati con ancora maggiore frequenza e impegno nelle scuole, anche attraverso corsi di formazione per gli/le insegnanti. Le misure penali vanno rese ancora più severe ed efficaci ma l’unico modo per sconfiggere la violenza di genere è trasmettere una cultura contro la violenza, contro l’’oggettizzazione’ della donna, fin dall’infanzia».