Boom delle dimissioni volontarie nel 2022 in Romagna: Cisl indaga le cause. In provincia di Rimini 14.023 lavoratori hanno deciso di presentare le dimissioni dai loro posti di lavoro
Francesco Marinelli CISL Romagna: “è fondamentale concentrarsi sulla valorizzazione e il riconoscimento delle competenze professionali dei lavoratori”
Il 2022 ha segnato un'esplosione del fenomeno delle dimissioni volontarie dal lavoro nel territorio romagnolo, secondo un dossier presentato dalla Cisl Emilia-Romagna che prende in analisi gli anni dal 2014. Le chiusure e le restrizioni imposte dalla pandemia nel 2020 hanno lasciato un impatto significativo sull'economia e sul mercato del lavoro, e ciò ha contribuito a intensificare una tendenza già in atto nell'ultimo decennio.
Nel 2022 nel territorio romagnolo, ben 46.300 lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi lavoratori domestici e operai agricoli) hanno scelto di abbandonare il loro posto di lavoro, rappresentando un aumento del 49.95% rispetto alla media degli anni precedenti. Inoltre, le dimissioni volontarie nel 2022 hanno segnato un aumento del 13.60%, con 46.300 lavoratori che hanno lasciato il posto in cerca di un posto migliore, mentre nel 2020 erano 40.757. (tabella 1)
Forlì Cesena
Nel corso del 2022, nella provincia di Forlì-Cesena, si è registrato un significativo incremento delle dimissioni volontarie, con ben 16.559 lavoratori che hanno deciso di presentare le dimissioni dai loro posti di lavoro. Questo dato rappresenta un aumento del 54,55% rispetto alla media degli anni precedenti e del 11,62% rispetto all'anno 2021. (tabella 2)
La suddivisione per sesso mostra che il 59% dei lavoratori che hanno scelto di dimettersi è di sesso maschile, mentre il 41% è di sesso femminile. Per quanto riguarda l'età dei lavoratori, il 31% rientra nella fascia di età fino a 29 anni, il 47% nella fascia di età 30-50 anni, mentre il 22% appartiene alla fascia di età oltre i 51 anni.
Ravenna
Nel corso del 2022, nella provincia di Ravenna, si è registrato un significativo incremento delle dimissioni volontarie, con ben 15.718 lavoratori che hanno deciso di presentare le dimissioni dai loro posti di lavoro. Questo dato rappresenta un aumento del 50.22% rispetto alla media degli anni precedenti e del 15.42% rispetto all'anno 2021. (tabella 3)
La suddivisione per sesso mostra che il 60% dei lavoratori che hanno scelto di dimettersi è di sesso maschile, mentre il 40% è di sesso femminile. Per quanto riguarda l'età dei lavoratori, il 30% rientra nella fascia di età fino a 29 anni, il 47% nella fascia di età 30-50 anni, mentre il 23% appartiene alla fascia di età oltre i 51 anni.
Rimini
Nel corso del 2022, nella provincia di Rimini, si è registrato un significativo incremento delle dimissioni volontarie, con ben 14.023 lavoratori che hanno deciso di presentare le dimissioni dai loro posti di lavoro. Questo dato rappresenta un aumento del 48.36% rispetto alla media degli anni precedenti e del 13.88% rispetto all'anno 2021. (tabella 4)
La suddivisione per sesso mostra che il 58% dei lavoratori che hanno scelto di dimettersi è di sesso maschile, mentre il 42% è di sesso femminile. Per quanto riguarda l'età dei lavoratori, il 33% rientra nella fascia di età fino a 29 anni, il 46% nella fascia di età 30-50 anni, mentre il 21% appartiene alla fascia di età oltre i 51 anni.
Primo trimestre 2023
Nel primo trimestre del 2023, si è verificata una lieve inversione di tendenza, con una flessione del 5% rispetto al primo trimestre del 2022 nel territorio romagnolo, e una diminuzione variabile nelle province di Forlì-Cesena (-1,44%), Ravenna (-7,24%) e Rimini (-6,10%). Questo dato potrebbe indicare un possibile cambiamento nella dinamica delle dimissioni volontarie, ma è ancora troppo parziale per trarre conclusioni definitive.
È interessante notare che il cambiamento dei giovani nel rapporto con il lavoro è davvero significativo, come dimostrano i dati che indicano che in media il 75% di coloro che lasciano il proprio lavoro in cerca di una nuova opportunità sono nella fascia d'età sotto i 50 anni, mentre circa il 30% sono giovani sotto i 29 anni. Questo fenomeno riflette una serie di differenze nella prospettiva lavorativa e nelle aspettative dei giovani di oggi rispetto alle generazioni precedenti.
Oggi i giovani sono maggiormente orientati verso la ricerca di un impiego che sia in linea con i propri valori personali e che offra un senso di realizzazione. Non cercano solamente una fonte di reddito, ma vogliono sentirsi coinvolti in un lavoro significativo che contribuisca a una causa o a un obiettivo più ampio. Questa mentalità li rende più selettivi nella scelta delle opportunità di lavoro e li porta ad evitare impieghi che non rispecchino i loro valori.
In secondo luogo, la flessibilità è diventata una priorità per i giovani lavoratori. La generazione attuale dà grande importanza all'equilibrio tra lavoro e vita privata, e cerca sempre più modi per conciliare le esigenze personali con quelle professionali.
“Il territorio romagnolo si è trovato di fronte a un fenomeno preoccupante nel corso degli ultimi anni con l'esplosione delle dimissioni volontarie - commenta il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli -. Questo trend rappresenta una sfida significativa per le imprese, che devono ora trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e le esigenze delle aziende al fine di garantire la stabilità economica del territorio romagnolo.
Diversi sono i fattori hanno contribuito a questa tendenza preoccupante. Tra i principali si riscontrano la mancanza di opportunità di crescita e di riconoscimenti professionali. I percorsi di carriera sembrano procedere a rallentatore, con solo l'1,15% dei lavoratori che ha ottenuto riconoscimenti professionali elevati nel 2021, scendendo addirittura allo 0,01% tra i giovani.
Un altro aspetto cruciale - chiosa il segretario - è rappresentato dal precariato, che ha avuto un impatto significativo sul boom delle dimissioni. Circa il 26% dei lavoratori dipendenti nel settore privato si trova in tipologie contrattuali non stabili, raggiungendo il 29,39% nel caso delle donne e addirittura il 49% tra i giovani fino a 29 anni.
L'analisi del settore più colpito da questo fenomeno rivela che il commercio, sia all'ingrosso che al dettaglio e nei servizi, ha registrato una percentuale media del 35,68% dei lavoratori che lasciano il proprio posto di lavoro. A seguire, il settore manifatturiero (24,87%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (17,01%).
Sebbene questa esplosione di dimissioni presenti una sfida per la stabilità del mercato del lavoro romagnolo, potrebbe anche aprire nuove opportunità di sviluppo. La Romagna potrebbe attrarre talenti e imprese innovative, creando un ambiente lavorativo più dinamico e competitivo.
Per affrontare questa situazione di precarietà strutturale, è fondamentale concentrarsi sulla valorizzazione e il riconoscimento delle competenze professionali dei lavoratori. Inoltre, è indispensabile implementare politiche volte a migliorare le retribuzioni e le opportunità di crescita, soprattutto per i giovani lavoratori.
Solo affrontando queste questioni e promuovendo un ambiente di lavoro gratificante e sicuro, si potrà contrastare efficacemente la tendenza all'aumento delle dimissioni volontarie e creare un futuro più stabile per il mercato del lavoro in Romagna. - conclude Marinelli - È necessario uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e delle aziende per affrontare questa sfida e creare un mercato del lavoro più solido e sostenibile per la prosperità economica della Romagna”.