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Salute 15:29 | 08/02/2023 - Romagna

Ausl della Romagna, distretto di Rimini, strumenti e azioni per un accesso equo alle cure

“Ora che il Covid sembra un capitolo del passato, il tema della sanità pare già cascato nel dimenticatoio o, ancora peggio, qualcosa da resuscitare solo nei discorsi di circostanza. Una mossa kamikaze, in sostanza. Perché se c’è una cosa che l’epidemia ha fatto intendere con evidenza, senza lasciare spazio a nessun tipo di interpretazione, è la difficoltà di lavorare nel pieno di un’emergenza, trainati dal problema del momento e con lo sguardo schiacciato al contingente. Fiumi di parole durante l’epidemia, e oggi?

Ci sono dei mali cronici che investono la sanità italiana ed è arrivato il momento di metterci mano per davvero, con una programmazione nazionale, condivisa con i vari livelli istituzionali, che punti davvero a definire delle politiche strutturali che mettano mano alle questioni annose che attraversano il mondo della salute, a partire da quella discriminazione data da un insieme di deficit per cui, troppo spesso, chi può paga, mentre chi non può permetterselo rimane ingabbiato nelle file d’attesa.

Il Distretto di Rimini, in sinergia con l’Ausl della Romagna, su questo fronte sta provando a predisporre tutti gli strumenti a disposizione per evitare l’esacerbarsi delle diseguaglianze in ambito di prestazione sanitarie attraverso un apposito Piano dedicato a garantire un accesso equo delle cure e attraverso la corposa operazione di investimento sulla medicina a vocazione territoriale che vede al centro il ruolo strategico delle Case della Salute, che passeranno da una a tre. Come faranno a funzionare al pieno delle loro indubitabile potenzialità se non sarà garantito dal SSN la necessaria dotazione di personale medico e infermieristico?

L’azienda sanitaria sta facendo un lavoro enorme volto a incrociare la domanda e l’offerta: c’è in attivo un tavolo di confronto serrato e continuativo con i professionisti ospedalieri e territoriali, un percorso finalizzato a migliorare sempre di più l’appropriatezza prescrittiva del paziente, un altro percorso di presa in carico del paziente per non dover ogni volta ripassare dal Cup o dal medico di base, la collaborazione con il privato accreditato, il reperimento dell’organico. A questo si aggiunge poi anche l’iter tecnico politico per identificare i target più vulnerabili, i quali hanno il pieno diritto di ricevere le cure che attendono nei tempi adeguati.

Tutto questo è utile, utilissimo, ma purtroppo non è sufficiente per risolvere delle problematiche annose, che riguardano il Paese tutto, e che richiedono un intervento plurale, che non può essere lasciato nelle mani dei singoli territori, in una corsa in solitaria.

Come rivelano i dati nazionali, è infatti in costante crescita la spesa dei cittadini alla sanità privata, che è passata dai 34,85 miliardi del 2019 ai 37 miliardi del 2021. È un dato che grida allarme e su cui come Stato dobbiamo azionarci con urgenza”.