"Oggi, 20 novembre, è stato indetto un grande sciopero nazionale da parte del personale sanitario, prova, ancora una volta, di quanto la sanità sia forse la ‘grande malata’ di questo Paese e si trovi di fronte a un aut aut senza precedenti. Con oltre la metà dei medici italiani di età superiore ai 55 anni e il 27% che ha già superato i 65, il nostro Paese si confronta con una ‘crisi demografica’ del personale medico che, unita alle difficoltà strutturali esistenti, rischia di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria. Secondo i dati dell'Ocse diffusi in questi giorni, l'ondata di pensionamenti prevista, con un picco atteso nel 2025, comporterà la perdita di quasi 40.000 medici già entro il prossimo anno. A questo esodo si aggiunge lo scarso interesse per la carriera infermieristica, proprio mentre l’aumento della cronicità e dei casi complessi richiede un maggiore impegno per garantire cure adeguate. Di fronte a questa emergenza, è indispensabile rivedere l’organizzazione del nostro sistema sanitario, puntando su un modello di prossimità e sull’attivazione dei territori. È necessario che l’assistenza sanitaria non sia più concepita come quella di una volta, ma che sia in grado di integrare il lavoro dei medici con l’apporto di operatori sociali, educativi e sanitari, per contrastare le disuguaglianze e rispondere alle crescenti esigenze di una popolazione sempre più anziana.
Da Rimini ci stiamo muovendo proprio in questa direzione, come dimostra anche l’attivazione dei nodi territoriali, come quello di Miramare, già in fase di sperimentazione. Entro la primavera del 2025 saranno operativi 11 presidi diffusi, nei quali professionisti di perse aree (da quella sociale a quella educativa) lavoreranno in sinergia per offrire un’assistenza mirata e continuativa ai cittadini, con il supporto dei medici di base per i casi più complessi. I nodi si affiancano così all'azione dei medici e degli ospedali, permettendo di erogare servizi assistenziali direttamente a domicilio, di avere una conoscenza della popolazione delle varie aree del territorio, cercando in questo modo di ottimizzare gli interventi assistenziali e di evitare il congestionatamente nei Pronto Soccorso e persi reparti mediante un approccio plurale e preventivo. Queste strutture si inseriscono nella più ampia strategia del Distretto socio-sanitario di Rimini del contrasto alle diseguaglianze in salute e applicazione del DM77, di cui fanno parte anche le tre Case della Comunità in corso di realizzazione, ovvero luoghi di cura diffusi che offrono alla cittadinanza servizi di base e specialistici, permettendo in questo modo di avvicinare la medicina nelle case dei cittadini. È un grande, enorme lavoro di squadra che vede il protagonismo di più soggetti: il Comune, la Regione, l’azienda Usl, gli enti locali del territorio, l’università di Bologna, il terzo settore, e altre realtà.
Ma tutto questo deve andare di pari passi con uno switch da parte del Governo centrale sul versante degli investimenti. Il rischio concreto, in alternativa, è quello che a Rimini costruiamo strutture dedicate alla cura ma poi non c'è il personale medico, infermieristico e sanitario, a causa di una miscela tra pensionamenti, migrazioni all’estero, opportunità nel privato e risorse economiche insufficienti".