All’appuntamento di Rete Nazionale Scuola in Presenza a Roma, di cui anche il comitato Riminese, con pagina Facebook “Ragazzi a scuola”, fa parte, è arrivato anche un pullman da Rimini, macchine di famiglie e chi ha preferito prendere il treno. Cosa ha spinto tante persone a muoversi in un tempo complicato come questo? La certezza che la scuola non si salva da sola e che la rianimazione debba avvenire al 100%. Ecco allora in aiuto volti e nomi celebri, ma anche tantissimi ragazzi e universitari non in scaletta, che hanno voluto prendere la parola.
Nonostante la pioggia ecco i tanti giovani che ci hanno domandato di poter parlare, di poter raccontare il loro vissuto – dice la referente del comitato riminese Per la Scuola in presenza, che in quanto parte del
direttivo centrale di Rete Nazionale, ha coordinato la scaletta della giornata romana.
Sofia, 15 anni ravennate, voce decisa e con la disinvoltura di un adulto, dice alla folla che sta pagando un prezzo altissimo. Scavalcati, ignorati, illusi con una preparazione notevolmente peggiorata, gli studenti sono stanchi. La mia bisnonna mi ha raccontato – dice Sofia – che quando era piccola, neppure durante la guerra mondiale le scuole hanno chiuso. La sua insegnante andava di casa in casa a convincere i genitori di
mandare i figli a scuola, così sarebbero stati al sicuro perché non avrebbero avuto paura e diceva che se la gente avesse studiato di più, si sarebbe potuto evitare anche la guerra-. Lei chiede solo di poter togliersi il
pigiama, prendere la sua bicicletta e tornare nella sua aula.
Si è sentita provocata anche Arianna, 23 anni , studentessa universitaria di lettere antiche che ha ricordato a tutti che anche loro universitari sono studenti. Sembra incredibile avere la necessità di doverlo affermare,
in quanto dimenticati in fondo al dimenticatoio in cui sono finiti i ragazzi delle scuole superiori. Per Arianna, l’università non è Microsoft Teams, lei che si è laureata al tavolo di casa, tra squilli del telefono e il cane
che abbaiava. Dice che non si può più andare avanti così, che la presenza è indispensabile e i libri sono necessari – invece non si può neppure più andare nelle biblioteche delle università portando un semplice foglio e una penna perché il virus persiste sulla carta – dice sorridendo ironica, bella e forte del sua consapevolezza di giovane donna.
Da Rimini, i partecipanti, riferiscono che ieri si è svolta una battaglia per i diritti civili rappresentativa, significativa, coraggiosa, aggregativa e generativa. Ieri è stato il primo appuntamento in presenza di un’unità di voci, che con accenti, competenze e contesti di provenienza diversi, ha ridato dignità ai nostri bambini e ragazzi e speranza per un cambio di rotta necessario per il futuro del nostro paese che passa
inevitabilmente da loro.