“In vista della Fase 2, quella della ripartenza, la Regione Emilia-Romagna consenta agli operatori economici del settore della ristorazione (esercizi ed attività artigiane) la possibilità di vendita al dettaglio, mediante asporto da parte dell’utenza (take away), previa adozione di misure precauzionali (prenotazione, consegna esclusiva su appuntamento, misure di sicurezza, ecc.), così da potere permettere agli operatori emiliano-romagnoli sia il contenimento delle perdite economiche sinora riscontrate, sia una graduale ripresa dell’attività ordinaria a tutt’oggi gravemente compromessa dall’emergenza sanitaria”. E' quanto chiedono in un'interrogazione, a prima firma Michele Facci, i consiglieri leghisti della Commissione regionale Politiche economiche, Stefano Bargi, Maura Catellani, Gabriele Delmonte, Andrea Liverani, Matteo Montevecchi (nella foto), Matteo Rancan, Fabio Rainieri e Massimiliano Pompignoli.
“I pubblici esercizi sono una componente essenziale dell’economia dei servizi. A fronte di un dato nazionale di circa 260.000 imprese, 1 milione di addetti ed un valore aggiunto di 40 miliardi di euro, in Emilia-Romagna il comparto dell’alloggio e della ristorazione conta più di 30mila imprese con circa 195mila addetti. Nel suo complesso, il settore vale il 30% del totale delle imprese della regione e il 28 per cento dell’occupazione, con un incremento degli addetti nel settore della ristorazione del 3,4 rispetto al 2018 (dati al 30.9.2019; fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Rapporto 2019 sull’economia regionale)” spiegano gli esponenti del Carroccio.
Il valore complessivo delle perdite subite dal comparto ristorazione e Pubblici esercizi dall’inizio dell’emergenza Covid 19 è stato stimato in circa 12 miliardi di euro, con il rischio chiusura per circa 50.000 imprese (dati nazionali; fonte: Fipe-ConfCommercio, www.fipe.it);
“Come indicato dalle stesse associazioni di categoria, in attesa di un pronto ritorno alla normalizzazione dell’attività, sarebbe auspicabile quantomeno permettere una ripresa delle attività di ristorazione mediante il permesso di effettuare l’attività di vendita al pubblico mediante asporto. Tra l’altro, in moltissime località del territorio, specie in quelle periferiche e/o di montagna, l’apertura (seppur graduata) delle attività di ristorazione rappresenterebbe, oltre ad un indispensabile sostegno economico per imprenditori e lavoratori, anche un necessario supporto per l’oggettiva funzione sociale che dette attività costituiscono per le comunità locali di riferimento” concludono i consiglieri.