Ancora una volta gli eventi eccezionali colpiscono la Romagna e sempre nelle stesse zone. “Tre gelate tardive consecutive e tre alluvioni consecutive rischiano veramente di far chiudere molte aziende. In questo momento la priorità è gestire la situazione e poi passare alla conta dei danni ed avviare eventuali iter per indennizzi - afferma il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi, che specifica -. C’è bisogno, però, che si risponda ad una domanda: l’agricoltura romagnola deve avere un futuro, sì o no?”.
Questo settore in Romagna ha un valore importante per tutta l’economia in quanto genera indotto; è un’agricoltura specializzata, che caratterizza una buona fetta dell’agroalimentare regionale che tiene alta la distintività del Made in Italy; è un’agricoltura che esporta, quindi produce benessere, oltre ad avere un valore sociale ed ambientale importante nelle aree interne, dove fa manutenzione del territorio. La risposta può solo essere "sì, l’agricoltura deve rimanere".
“In questo caso ci sono sicuramente tanti passaggi da fare ed alcune cose da riprogettare – sottolinea Misirocchi -, ma la più urgente, per la quale serve una risposta istantanea, come abbiamo chiesto assieme ad altre sigle della rappresentanza l’8 luglio scorso nel presidio di Faenza, è che arrivino immediatamente i ristori promessi a seguito della calamità dello scorso anno. Diversamente, già dalla fine del 2024, alcune aziende chiuderanno”.
Secondo Cia potrebbero di conseguenza aprirsi scenari inquietanti perché le imprese potrebbero essere sostituite da privati o fondi di investimento esteri con finalità speculative con impatti economici e ambientali tutti da verificare. “Ci aspettiamo risposte concrete e centrate su ogni questione reale delle aziende – specifica Misirocchi - Pur essendo in periodo pre elettorale evitiamo strumentalizzazioni su tragedie e danni così impattanti”.
Gli uffici di Cia Romagna sono pronti a raccogliere le segnalazioni dei danni. “Già si evidenziano crepe su alcuni frutti, abbiamo ancora una vendemmia in atto che ne risentirà nella qualità e nella quantità - spiega Misirocchi - In particolare, ci sono tante frane riattivate o nuove in collina che ancora una volta eroderanno terreno coltivabile ad alcune aziende e creeranno tante difficoltà alla viabilità pubblica e privata, generando difficoltà nelle normali operazioni colturali, in particolare nella raccolta delle olive e delle castagne”.