Mentre a livello nazionale prosegue la raccolta firme lanciata da FIPE “PerNonMangiarsiIlFuturo” con un appello alle istituzioni contro l’abusivismo nel settore della ristorazione e dei pubblici esercizi ( https://forms.gle/7bKTBVQyCdttszxQ7 ), continuano ad arrivare a Confcommercio provinciale segnalazioni da parte degli associati di Riccione sui numerosi abusi alle norme sull’occupazione del suolo per le attività artigianali, soprattutto nei viali centrali più turistici.
“Purtroppo la situazione sta passando il segno – commenta Alfredo Rastelli, presidente di FIPE – Confcommercio della delegazione di Riccione – e i malumori tra gli operatori di pubblici esercizi si stanno moltiplicando. Per questo riteniamo giusto che l’amministrazione dia un segnale per arginare questo dilagante abusivismo. Sembra infatti che a Riccione, se non sei un pubblico esercizio, puoi somministrare alimenti e bevande dove e come vuoi, senza servizi igienici per i clienti, senza i dovuti spazi per il personale, senza rispettare delle normative di occupazione del suolo. Al nostro settore si chiede di investire, di innovare, di creare occupazione e poi si lascia via libera a tutto ciò che toglie queste possibilità perché fa concorrenza sleale. Abbiamo appreso positivamente dell’avvio dei controlli contro abusivismo commerciale sull’arenile, ma ora chiediamo che si verifichi quello che succede sopra al lungomare, anche per rispettare quegli artigiani che, volendo stare alle regole, hanno richiesto e ottenuto in tempi recenti la licenza di pubblico esercizio”.
“Sono anni che nessuno controlla più il rispetto del regolamento, che pure esiste – dice Geo Ottaviani, titolare del ristorante Canasta -. Facendo così, in molti si sono sentiti tranquilli nell’aumentare a dismisura il numero di tavoli e sedie dentro e fuori la propria attività artigianale. Non solo: alcuni fanno abitualmente servizio al tavolo e in un’occasione si è addirittura arrivati a servire piatti agli avventori avvicinando un tavolo alla panchina comunale. Una situazione inaccettabile per chi invece sta alle regole, che ci sono anche per gli artigiani, ma sembra che a nessuno interessi farle rispettare. Tutto questo negli ultimi anni ha subito una prepotente accelerazione e a Riccione si è creata una giungla inestricabile. Cosa chiediamo? Semplicemente che il Comune e la Polizia municipale inizino ad aprire gli occhi ed intervengano a sanare una situazione che non fa bene alla città e non dà un’immagine seria ed edificante del nostro modo di fare turismo”.
“Anche questa fa parte di quelle situazioni di cui avremmo voluto parlare con il sindaco di Riccione – chiosa il presidente provinciale di Confcommercio, Gianni Indino - ma sono mesi che chiediamo un incontro senza riuscire ad ottenerlo. Di cose da dire ne avremmo, di suggerimenti costruttivi pure, ma la disponibilità del sindaco non c’è mai stata. Come associazione di categoria cosa dobbiamo fare per avere un confronto con l’amministrazione locale, parlare ai media? A noi parrebbe meglio discutere in anticipo, magari ad un tavolo, prima che i problemi si accumulino e creino criticità a tutto il settore imprenditoriale del nostro territorio”.