“Abbiamo atteso a lungo per un testo che, purtroppo, si preannuncia deludente: molta burocrazia ma pochi interventi a favore delle PMI, e praticamente nulla per il turismo. Anche l’indennizzo a fondo perduto è da rifare, perché così esclude le attività minori. E il credito di imposta per gli affitti non aiuta chi non ha avuto la liquidità per pagare. Una vera e propria beffa, poi, che rimanga ancora da pagare l’acconto di Irpef ed Ires di giugno. L’auspicio è che il testo in arrivo sul tavolo del CDM corregga le troppe inconsistenze delle bozze circolanti”. Il presidente di Confesercenti provinciale Rimini, Fabrizio Vagnini (nella foto), condivide le valutazioni espresse dall'associazione regionale sulle bozze del decreto "Rilancio". “Un decreto di oltre 400 pagine e più di 250 articoli poteva e doveva dare risposte chiare, semplici ed immediate. Invece è un tripudio della burocrazia e della complicazione, che dimostra poca attenzione alle piccole e medie imprese: l’intervento sull’Irap è positivo, ma ha poche ricadute sulle attività di minori dimensioni. C’è poi troppo poco per il turismo: il tax credit per il settore è poca cosa, la dotazione del fondo turismo irrisoria e anche il bonus vacanze è sotto le aspettative”.
“Così la ripartenza sarà dura. Le imprese hanno voglia di riprendere l’attività, ma così sarà una corsa ad ostacoli, alcuni dei quali aggiunti anziché eliminati dal DL Rilancio. È quanto accade con gli indennizzi a fondo perduto: si tratta dell’intervento più atteso, ma è estremamente limitato: come parametro ha solo aprile, invece che l’intero periodo di fermo, e per fruirne servono ben nove dichiarazioni. E i tanti, troppi limiti imposti per accedere al beneficio penalizzano, ancora una volta, le imprese di minori dimensioni. Anche l’intervento sugli affitti penalizza gli alberghi e tutte le attività che non hanno avuto liquidità per pagare i canoni durante il lockdown. Manca inoltre un intervento di ‘velocizzazione’ della cassa integrazione in deroga, ancora non arrivata a troppi. Se non correggiamo al più presto il tiro, è il de profundis per le piccole imprese. Così non riusciremo a salvare tutti: un’attività su quattro rischia di non riaprire più”.