Nella giornata di sabato 14 ottobre si è tenuta la Cerimonia di consegna del Premio Artemesia, assegnato dall'Associazione svizzera "Filo di Speranza" al dott. William Raffaeli,presidente e fondatore della Fondazione ISAL, dedita alla Ricerca sul Dolore Cronico e alla cura delle numerose malattie caratterizzate da dolore cronico, patologia che colpisce il 24% della popolazione in Europa. La cerimonia si è svolta nell'ambito del terzo convegno sul dolore cronico a Lugano ( Svizzera).
La presidente dell'associazione, Elena Pellanda, ha consegnato il premio al dott. Raffaeli con la seguente motivazione: "Per aver fondato ISAL (Istituto di Scienze Algologiche) che ha creato la prima scuola in Italia e in Europa dedicata alla formazione medica post-laurea nell'area dolore, che dal 1993 ha titolato più di 650 medici alla pratica della terapia del dolore. Per la sua missione di promozione della conoscenza, della ricerca scientifica e della formazione nell’ambito della terapia del dolore. Per il grande lavoro di divulgazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, nei confronti di questa patologia invalidante".
"Ringrazio la presidente e ogni membro del direttivo dell'associazione Filo di Speranza per il loro prezioso dono che mi ha commosso - ha dichiarato Raffaeli - E' un onore essere stato considerato degno del vostro premio Artemisia. La motivazione che avete scelto mi rende felice poiché mi conferma che l'opera svolta ha fatto germogliare una consapevolezza del diritto alla cura delle persone colpite dalla tragedia del dolore e a porre attenzione alla loro vita".
L'associazione della Svizzera italiana "Filo di Speranza" nasce dalla forte volontà di dare voce a tutti i pazienti che hanno un dolore cronico che, per caratteristiche di durata e intensità, è tale da compromettere la loro qualità della vita, la loro serenità, il loro equilibrio psichico e fisico. L'associazione vuole dare ai pazienti che soffrono di dolore cronico tutto l'aiuto possibile e soprattutto la speranza di ottenere una diagnosi e una terapia, soprattutto quando, per anni, si trascinano in una condizione dolorosa continua, estenuante, senza una prospettiva.