"La pandemia dovuta al Covid-19 ha colpito duramente e drammaticamente la realtà degli anziani dell’Emilia Romagna e in particolare della provincia di Rimini. Alla data del 6 luglio 2020 (ultima rilevazione disponibile) sono stati registrati in regione 4.538 casi positivi al Covid-19 fra gli ospiti delle strutture residenziali per anziani e disabili, in Romagna sono stati 603 di cui 161 deceduti e di questi 59 nel territorio riminese".
Lo scrivono le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
L’emergenza ha fatto affiorare fragilità fino ad oggi non così evidenti: nella logistica, nel numero e nella formazione degli operatori, nella difficoltà di integrazione con il sistema sanitario, nella grave difficoltà a reperire i DPI, solo per citarne alcuni, ma anche nella stessa capacità di controllo e governo del committente pubblico.
Non sappiamo cosa ci attende nel prossimo futuro, certo è che non è più rimandabile quel confronto e approfondimento che sono mancati durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria.
Come sindacato, unitariamente, mentre abbiamo chiesto di aprire su questi temi una fase di confronto con la Regione Emilia Romagna, parimenti e in contemporanea, riteniamo necessario aprire un analogo percorso con i Distretti del nostro territorio, ai quali abbiamo già inviato una formale richiesta.
Alle Presidenti dei Distretti Socio Sanitari Rimini e Riccione, Gloria Lisi e Renata Tosi, abbiamo anche inviato un documento che indica alcune linee di lavoro mirate a innovare il sistema di assistenza agli anziani.
Riprendendo in estrema sintesi alcuni passaggi del documento ciò che intendiamo evidenziare è che la residenzialità ha mostrato di essere una risposta non adeguata alla fragilità degli anziani e dei disabili, specie per soggetti affetti da pluripatologie e da un alto grado di non autosufficienza.
Di contro, la rete territoriale delle cure primarie mostra di poter svolgere un ruolo importante nel contrasto al virus e non solo, in particolare dove maggiore è l’integrazione tra sistema sanitario e quello socio-assistenziale. Va rilanciata l'idea dell'integrazione dell'intera filiera socio-sanitaria del territorio su cui programmare gli investimenti. In questa direzione un ruolo fondamentale deve assumerlo la Conferenza Socio Sanitaria Territoriale (CSST).
Vanno potenziate e consolidate le cure primarie, gli Ospedali di Comunità (OSCO) che rappresentano il nodo sanitario della rete delle cure intermedie, le Case della Salute e le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) che svolgono attività domiciliari per i pazienti.
Il luogo dell’integrazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali deve sempre più essere assolto dalle Case della Salute che costituiscono il modello organizzativo della Sanità pubblica nella sua dimensione territoriale. Va detto che nella provincia di Rimini le Case della Salute sono 5, ma, a tutt’oggi non rispondono pienamente ai compiti loro assegnati, né per dimensioni né per quantità e qualità dei servizi prestati agli utenti. Chiederemo anche che venga individuato al più presto il sito dove realizzare la CdS del Comune di Rimini tenendo presente che non possa trattarsi di un luogo isolato e periferico, non sufficientemente servito.