Un problema di sempre e che ogni tanto torna in primo piano. Come può una città che è stata ricostruita quasi da capo a piedi non avere i bagni pubblici nel centro storico? Quante volte se n’è parlato, ma mai si è trovata una soluzione al problema. Tanto che continuano ad arrivare, puntuali, le proposte. L’ultima risale a sabato scorso quando un 56enne venuto in centro a fare spesa proprio per favorire le attività che più in questo momento soffrono le difficoltà collegate al lockdown si è trovato nelle condizione di dover fare pipì a causa di un problema fisiologico che si è manifestato all’improvviso. Ma dove?
“Sono andato ovunque a cercare un posto – racconta il malcapitato riminese – ho chiesto ai carabinieri e ai vigili urbani che erano lì: tutti hanno allargato le braccia. Che cosa vuole che le dica? Mi hanno risposto. Ma allora mi chiedo: qui hanno fatto i musei, l’invaso, il teatro, il lungomare e nessuno ha pensato di mettere due bagni in centro? Ma non lo dico solo per me. Penso ai turisti, agli anziani, ai disabili, ai bambini. Come fanno se hanno una necessità? Vanno al bar, ma oggi i bar sono tutti chiusi e non ti fanno entrare. Debbo ringraziare una barista che, a suo rischio e pericolo, mi ha fatto entrare consentendomi l’accesso al bagno. Dalle altre parti erano tutti fuori servizio. Ho consumato e ho addirittura lasciato la mancia e non dimentico la gentilezza e la cortesia. Ma come siamo messi? Rimini capitale della cultura? Ma di che? Se non c’è un vespasiano in centro dovessero mai arrivare in piazza centinaia di turisti richiamati dal qualche evento… non ci voglio nemmeno pensare. Da riminese – conclude - ritengo sia una cosa vergognosa una mancanza del genere e sollecito affinché il problema sia risolto”.
Come dargli torto?