Il sindaco di Rimini ha fatto bene a riflettere sull'ultimo caso di violenza sessuale nella sua città. Si è posto la domanda che diverse ore prima avevamo tutti noi gridato dalle nostre gole: ma come mai un tipaccio come quel bengalese, che aveva tre precedenti per violenze sessuali, può girare libero in una città senza che gli sia stata almeno limitata la libertà personale?. Che so, un divieto di avvicinamento alla città stessa o, forse meglio, alla provincia se proprio non poteva essere arrestato. Ed invece questo bell'esempio di feccia se ne andava indisturbato a passeggio alle 5 del mattino e avrebbe consumato la sua violenza contro quella turista se non fosse stato fermato. Si sono alzati molti commenti sulle parole di Gnassi. Critiche, invettive a volte anche sproloqui. Ma il primo cittadino stavolta ha ragione. Non è lui che deve mettere in galera questi delinquenti: il bengalese era già stato fermato dalle forze dell'ordine ma sempre perdonato dalla giustizia. Ecco il punto: i giudici. Se non si sbatte in galera uno che violenta le donne in mezzo alla strada allora la gente fa bene a dubitare e a non essere tranquilla. La giustizia italiana deve trovare le misure adatte per arginare queste falle che si aprono continuamente in un ordinamento sbilenco e poco severo. Ma Gnassi non c'entra. E non lo diciamo per ergerci a suoi avvocati difensori, ci mancherebbe, Non ne ha bisogno e se ne avesse sarebbero certamente di migliori. Il suo sfogo è legittimo come il nostro. E allora giudici, spedite in galera questi brutti ceffi e non ce li fate vedere più. Perché siamo tutti stufi. Davvero tanto.
Cronaca
15:14 | 30/07/2018 - Rimini