L’impatto devastante che l’allevamento intensivo Fileni avrà sul territorio della Valmarecchia, di per sé, sarebbe già sufficiente a provocare un moto unanime di contrarietà e di sdegno. Le nefaste conseguenze ambientali e paesaggistiche determinate dall’introduzione nel fragile ecosistema di vallata di quelli che Tonino Guerra avrebbe definito i 16 grattacieli orizzontali, con il loro portato nocivo di pollina e ammoniaca, dovrebbero infatti costituire un male assoluto. Difficile immaginare uno scenario peggiore. C’è tuttavia un elemento che rende tutta questa vicenda, se possibile, ancora più drammatica. Si tratta dell’atteggiamento dei sindaci della Valmarecchia, o più precisamente di alcuni tra loro, che sembrano – al di là di ogni ragionevole dubbio - porsi da una parte diametralmente opposta rispetto al comune sentire della cittadinanza. Preso atto dell’iter che ci ha condotti a questo punto, soprattutto grazie all’encomiabile lavoro del Comitato PER la Valmarecchia, è ormai impossibile sostenere che loro non sapevano, loro non potevano. Alcuni sindaci non solo conoscevano ma appoggiavano con forza il progetto.
Lo appoggiava in primis Stefano Zanchini, sindaco di Novafeltria, che nel novembre 2022 dichiarava in un virgolettato, mai ufficialmente smentito, che l’allevamento intensivo è in realtà un valore aggiunto per la vallata. Questo investimento, sosteneva Zanchini, darà forza alla nostra richiesta di una nuova Marecchiese. Cemento per generare altro cemento, dunque: è questa la visione del futuro del sindaco di Novafeltria, il cui appoggio all’allevamento intensivo si è confermato – in modo forse meno eclatante ma altrettanto esplicito - anche di recente. Forzato da una inaspettata fortissima contrarietà della popolazione e incalzato dalla minoranza in Consiglio, Zanchini ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e concedere l’approvazione di un ordine del giorno congiunto con cui il Comune di Novafeltria si rivolge alla Regione Emilia-Romagna per richiedere in autotutela la sospensione o l’annullamento del provvedimento autorizzativo dell’allevamento, evidenziando gravi ragioni di pubblico interesse. Peccato che dall’approvazione di quell’ordine del giorno siano trascorse ormai tre settimane senza che il Comune di Novafeltria abbia trasmesso la richiesta alla Regione. Tre settimane preziose gettate al vento che ridimensionano l’efficacia dell’ordine del giorno e che testimoniano con incontrovertibile chiarezza quale sia la reale posizione della giunta Zanchini.
Mentre la maggioranza, a Novafeltria, fa ostruzionismo, il principale responsabile di questo scempio, il sindaco di Maiolo Marcello Fattori, continua a sostenere che l’allevamento intensivo serva a riqualificare la porta d’ingresso al “suo” Comune (sic!). Il sindaco di San Leo, Leonardo Bindi, lungi dal preoccuparsi degli effetti che il polo avicolo avrà sulla salute dei cittadini del “suo” Comune e dell’impatto devastante che i capannoni avranno sul turismo di tutta la vallata, si arrocca con atteggiamento pilatesco e clamorosamente se ne lava le mani. Non è nostra responsabilità, dichiara, mentre l’unico elemento che pare disturbare la sua quiete, in tutta questa vicenda, sembra essere il logo del Comitato PER la Valmarecchia. Simile atteggiamento quello del sindaco di Talamello, Pasquale Novelli, che si guarda bene dall’affrontare l’argomento in Consiglio, nonostante i cittadini del “suo” comune, guardando fuori dalle finestre delle loro case, avranno presto una vista privilegiata sulla distesa di capannoni. Sulla scia dei “colleghi”, anche il sindaco Mauro Giannini a Pennabilli e la sua maggioranza rifiutano di prendere una posizione sull’argomento e non approvano l’ordine del giorno avanzato dal gruppo di minoranza Orizzonte Comune.
L’atteggiamento di questi sindaci è ingiustificabile, paradossale, offensivo. Non solo hanno accolto l’insediamento Fileni in Valmarecchia, omettendo di informare per tempo coloro che nell’immediato futuro ne pagheranno le tragiche conseguenze, i cittadini, ma rifiutano di prendere atto dell’ormai manifesta volontà popolare (ad oggi sono oltre 75 mila le firme alla petizione contro l’allevamento) e procedono ostinatamente sulla strada del progresso insostenibile, dalla parte sbagliata della storia, mettendo in serio pericolo il futuro di questo territorio e della comunità che ancora, chissà per quanto e non di certo grazie a loro, lo vive.