La Diocesi di Rimini, in collaborazione con la Caritas diocesana, ha presentato quest’oggi il “Piano per la rinascita” intitolato al Beato Alberto Marvelli. Obiettivo: educarci tutti e ciascuno a crescere nella prossimità verso le tante situazioni di disagio e di povertà in forte crescita sul nostro territorio. Perché un “Piano” intitolato a Marvelli? Il beato riminese, morto a 28 anni, ha coniugato vita spirituale e impegno sociale e politico, lavoro nelle istituzioni, attività ecclesiale e di volontariato, con competenza professionale e generosità. Il logo del “Piano Marvelli” è stato realizzato da Roberto Ballestracci, Studio 15>19. Tre le parole d’ordine: accogliere, accompagnare e integrare. Quattro le aree d’intervento previste: emergenza, servizio “Famiglie insieme”, Fondo per il Lavoro, area animazione, comunicazione e formazione. In particolare il primo livello, della risposta all’emergenza, vuole attivare sia le Caritas Parrocchiali sia i singoli cittadini sul territorio, invitando ciascuno ad uscire dall’indifferenza, segnalare persone e/o famiglie in difficoltà e, se possibile, offrire un contributo in termini di volontariato e/o di risorse economiche
La Caritas diocesana, oltre a 300.000 euro stanziate dall’8 per mille, metterà a disposizione tre “referenti”, uno per ogni “distretto” (Antonella Mancuso per il distretto Rimini sud; Elisabetta Manuzzi per l’area dei comuni del Rubicone; Paola Bonadonna, per il distretto Rimini nord), che affiancheranno, faciliteranno e supporteranno il lavoro quotidiano delle Caritas parrocchiali e interparrocchiali. Per convidere la visione, a tutela della trasparenza e a garanzia per tutti coloro che sosterranno il Piano con una propria donazione, è stato costituito un Comitato dei Garanti, presieduto dal Vescovo di Rimini e composto da varie personalità (rappresentanti delle amministrazioni locali di Riccione, Rimini e Savignano, imprenditori, il Prefetto di Rimini, ecc).
Cosa si attende la Diocesi dal “Piano Marvelli”? Quattro frutti, secondo il Vicario generale, don Maurizio Fabbri. Primo: “Dare concretezza alla parola carità, troppo spesso ridotta ad elemosina o sussidio. È invece la prossimità quotidiana, in cui l’Altro ci interessa e per il quale sono disposto a mettermi in gioco.”. Secondo: “Rigenerare le 54 Caritas parrocchiali, che siano di vero stimolo nelle rispettive comunità, un compito educativo e pedagogico”. Terzo: “Il ‘Piano’ sia un’opportunità offerta a tanti giovani, i quali debitamente stimolati rispondono con passione, come testimoniano le tante esperienze positive vissute sul territorio durante il lockdown”. Da ultimo, “insegni a fare rete. Il Piano non può essere una risposta a tutti i bisogni, ma può provocare ed essere positivo stimolo anche per altre realtà, enti, associazioni, istituzioni, amministrazioni”.