La sua pizzeria è stata il 'covo' di generazioni di giovani morcianesi, che si davano appuntamento attorno alla tavola, davanti ad una bella margherita fumante, prima di partire per andare a ballare. Tutti se lo ricordano così, con il sorriso stampato in faccia, umile, pacato, un poco curvo dopo anni e anni passati a lavorare l'impasto, le mani sporche di farina. Si è spento nei giorni scorsi, all'età di 66 anni, Filippo Giorgio Giletti. Originario della Sicilia, e più precisamente di Assoro (piccolo paese in provincia di Enna), si era trasferito giovanissimo in Romagna, raggiungendo il fratello Paolo, calzolaio. Arrivato a Morciano di Romagna, aveva aperto la sua pizzeria in via Venezia, dietro il benzinaio, prima di trasferirsi nella nuova sede. “In realtà era poco più che un garage con il tetto in lamiera: non c'era nemmeno lo spazio per la legna, tant'è che bisognava tenerla di fuori – ricorda chi lo ha conosciuto -. Quel locale era subito diventato la meta prediletta dei giovani morcianesi e lo sarebbe rimasto per tantissimo tempo fino ad arrivare ai giorni nostri. Ci si vedeva lì, all'ora di cena, per rifocillarsi prima di uscire per andare a ballare. Allora le discoteche aprivano alle 21 e si stava lì fin verso mezzanotte o l'una. A fine serata, i 'reduci' tornavano nuovamente da Filippo per chiudere in bellezza e salutarsi prima di andare a dormire. Ci si frugava nelle tasche e si mettevano insieme i pochi spiccioli rimasti che spesso bastavano appena per una margherita da condividere, ma era bello così. Filippo aveva sempre una parola buona per tutti. Per noi era una sorta di fratello maggiore, sempre pronto a dispensare consigli e suggerimenti, sempre con mitezza, gentilezza e umiltà, caratteristiche proprie della sua persona. Veniva dalla Sicilia, ma era diventato un morcianese doc: conosceva praticamente tutti e ha visto crescere intere generazioni”. Negli anni Filippo aveva gettato le basi per un vero e proprio 'ponte' tra Assoro e Morciano. Tantissimi i giovani siciliani, poi diventati chef molto noti, arrivati in Romagna che il pizzaiolo aveva preso sotto la sua ala e ai quali aveva insegnato il mestiere, tanto che nel paese natio, tre anni fa, si è tenuta una manifestazione in suo onore, con tanto di conferimento di una targa da parte del sindaco. La moglie Lina e i parenti, che oggi portano avanti la tradizione di famiglia, lo ricordano con immenso affetto e commozione.