Quello di Rimini è il primo in Regione. Ecco i nuovi progetti e le nuove attività per il recupero sociale dei detenuti: dalla lettura al lavoro.
Si aggiunge un altro tassello al lavoro del Comune di Rimini volto alla prevenzione di fenomeni di recidiva tra i detenuti e a un loro reinserimento nel tessuto sociale. L’amministrazione comunale ha sottoscritto oggi, 17 febbraio, il “Protocollo relativo al servizio di Giustizia Riparativa e Mediazione Penale” insieme all’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Forlì Cesena, il Centro Giustizia Minorile per l’Emilia-Romagna e le Marche, la Casa Circondariale di Rimini e la Cooperativa Sociale L’Ovile di Reggio Emilia – Centro di Giustizia Riparativa Anfora. Un documento con il quale, di fatto, si costituiscono lo Sportello di Giustizia Riparativa, finalizzato a gestire la realizzazione di incontri e percorsi tra le persone in carcere e le equipe di esperti dedicate, e un Tavolo per la Giustizia Riparativa, con funzioni di coordinamento dello Sportello e di monitoraggio in itinere sull’andamento globale del progetto.
Il Protocollo è finalizzato a promuovere la cultura della Giustizia Riparativa come prospettiva innovativa volta a rinnovare alla radice la risposta al reato. Tutte le parti si impegnano a promuovere iniziative di sensibilizzazione nei confronti degli operatori e dei cittadini interessati da queste tematiche.
Che cos’è la Giustizia Riparativa
La giustizia riparativa rappresenta un nuovo modo di promuovere la cultura della rieducazione del condannato come previsto anche dalla costituzione all'art. 27, mentre con le attività di mediazione penale si avvia un processo in cui il reo, con l’aiuto di un mediatore, partecipa e prende parte attivamente, insieme alla vittima, alla risoluzione delle questioni emerse.
L’obiettivo di questa prassi è dunque quello di rafforzare il senso di sicurezza di una comunità attraverso un riconoscimento reciproco e una riconciliazione tra i soggetti convolti, al fine di ricostruire quel patto di cittadinanza che è stato compromesso dalla commissione del reato.
Un modus operandi che punta a rinnovare alla radice l’approccio e la risposta al crimine, mediante, in particolare, lo strumento della mediazione penale, ovvero un percorso di incontri e colloqui tra la parte offesa e il colpevole che permetta al responsabile dell’illecito o del crimine di capire e analizzare le conseguenze dell’azione, attraverso anche l’affiancamento di una figura terza imparziale.
“Un progetto nuovo e sperimentale che mira a superare la logica del castigo, contrastando quell’idea abbastanza diffusa per cui la giustizia dovrebbe solo basarsi sul paradigma della punizione - è il commento dell’Assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. La cultura della riparazione ha una valenza profonda, da intendersi non tanto in una prospettiva compensatoria e di indennizzo, ma come un processo che pone le basi per un agire responsabile nel futuro. Un approccio che porta dunque di riflesso benefici importanti a tutta la collettività, andando ad arginare a monte episodi di recidiva, e che richiede un grande lavoro di squadra tra istituzioni, enti, cooperative, associazioni e realtà del terzo settore per dare vita a una rete territoriale che possa sviluppare le diverse azioni.”.
“Sono orgogliosa di inaugurare questa nuova fase dell’esecuzione penale che è appunto la giustizia riparativa, che consiste nel tentativo di ricreare una relazione virtuosa tra il reo e la vittima - afferma Palma Mercurio, neo Direttrice della Casa Circondariale di Rimini -. Il protocollo di Rimini è un modello anche per gli altri territori, essendo il primo che si firma in Regione. Questo significa che qui il pubblico, gli enti e il terzo settore hanno saputo creare una connessione di capacità e competenze.”.
Altri progetti
Il Comune di Rimini, nel 2022, con i Piani di Zona, ha finanziato in particolare due progetti per il carcere.
Il primo, denominato ‘Area carcere’, è relativo alle attività svolte all’interno della Casa Circondariale, mentre il secondo, denominato ‘Percorsi di Inclusione Sociale’, riguarda le competenze dell’Uepe (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) al di fuori dal contesto carcerario.
Il Progetto carcere prevede iniziative di ascolto, orientamento e consulenza attraverso lo Sportello Carcere, con particolare riferimento alle informazioni sulle opportunità educative e socializzanti in programma all’interno dell’istituto, come ad esempio, il Caffè Corretto, un gruppo che coinvolge circa 50 detenuti e che si ritrova una volta a settimana negli spazi della Biblioteca Penitenziaria, allo scopo di facilitare la comunicazione interpersonale, favorire l’empatia e promuovere l’attivazione di risorse personali. Ci sono poi il gruppo ‘Dentro le pagine’ dedicato alla lettura (20 detenuti) o, per chi preferisce la settima arte, il ‘Cinema d’evasione’ (14 detenuti). Sono inoltre attivi dei percorsi specifici per uomini maltrattanti, per i tossicodipendenti o per i padri di famiglia. Nell’elenco dei servizi offerti si segnala, in aggiunta, lo spazio di ascolto individuale per i detenuti, il quale ha la funzione di migliorare l’adattamento delle persone in situazione detentiva, che passa, ad esempio, da un recupero della propria identità sociale per un ritorno dignitoso nella società, da una riacquisizione dell’autostima e da una riconnessione con la propria famiglia.
Il Progetto Percorsi di Inclusione Sociale risponde alla necessità di dare un sostegno ai percorsi di reinserimento socio lavorativo degli utenti in carico all’Ufficio esecuzione penale esterna. I binari sono due: contributi economici rivolti a sostenere l’abitare per le persone che si trovano a scontare la pena sul territorio e che spesso, non essendo residenti, non possono accedere agli aiuti previsti dagli enti locali (23 persone seguite) o percorsi di inclusione professionale che li accompagnino e introducano nel mondo del lavoro (8 persone coinvolte).
Dati della Casa Circondariale di Rimini
I detenuti presso la Casa Circondariale di Rimini sono 130, di cui 70 definitivi e 60 temporanei, ovvero che potrebbero essere trasferiti perché residenti altrove. Molti di questi, circa la metà, sono tossicodipendenti. Il tasso di recidiva, in generale, come segnalano gli operatori, si abbassa in maniera significativa nei casi in cui le persone vengano seguite dopo l’uscita con progetti individuali di inserimento lavorativo e/o legati all’abitare. Sul territorio riminese, inoltre, ci sono circa 550 persone detenute in esecuzione esterna con misure alternative al carcere (domiciliari etc.).