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Cronaca 11:34 | 05/12/2023 - Rimini

Indino (Confcommercio) punta il dito contro poste e banche: "Così non va"

"Mentre ci impegniamo per supportare e valorizzare il commercio di vicinato e le attività economiche di prossimità – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino - emerge con sempre maggiore prepotenza un dato di fatto che coinvolge tutto il territorio, dal Comune capoluogo ai quartieri più periferici di Rimini, fino ai Comuni costieri e dell’entroterra della nostra provincia. Mi riferisco al fatto che stanno venendo meno molti punti strategici di servizi postali e bancari. Tante, troppe, le filiali chiuse da Poste Italiane e da numerosi istituti bancari in questi ultimi tempi. E anche dove le porte permangono aperte, la carenza di personale è evidente con lunghe code e clienti esasperati. Mentre il numero di clienti e la raccolta di denaro crescono, dagli associati riceviamo diverse lamentele per le file agli sportelli con pochi, se non un solo, operatore al front office: una situazione non proprio aderente alle necessità di un territorio operoso come il nostro. Una problematica che emerge anche parlando con gli amministratori locali dei Comuni della provincia. Capisco gli interessi degli istituti di credito e delle Poste, ma qui si sta parlando di servizi indispensabili per il tessuto sociale, per la cittadinanza come per le piccole e micro imprese sparse per tutto il territorio. Credo che, insieme agli utili, vada presa in considerazione la grande utilità degli sportelli fisici e dei bancomat per la collettività.

In questo momento la popolazione ha sempre maggiore difficoltà ad accedere ai servizi e anche questo concorre a quella desertificazione delle strade e delle piazze che ogni giorno come associazione cerchiamo di arginare. Certo, la digitalizzazione è buona cosa, ma deve appunto essere buona, ovvero al servizio del cittadino e dell’imprenditore e non una mera scusa per chiudere punti fisici sui territori. Si parla tanto di spopolamento dei piccoli borghi e delle periferie, ma se non ci sono più servizi, come si fa a chiedere alle persone di restare o di investire nelle attività economiche? Perché le Poste e le banche abbandonano fisicamente un territorio con il quale hanno sempre lavorato bene e grazie al quale sono cresciuti? Perché le politiche aziendali di Poste Italiane e delle banche non ne tengono conto nelle loro scelte? Considerati i dati sugli utili di questi colossi, che sono dati pubblici, non si può certo parlare di azioni legate ad una qualsivoglia crisi: l’emorragia di sportelli è difficile da comprendere. Se non verrà posto un freno a questa situazione in tempi stretti, potrebbe diventare disastrosa e prendere una via di non ritorno con ripercussioni molto negative sul territorio”.