Nel momento in cui la mente e le giornate di migliaia di bambini, ragazzi e giovani tornano a riempirsi di impegni, di pensieri, di desideri per l’apertura dell’Anno Scolastico 2022/23, il Vescovo di Rimini rivolge un pensiero particolare a tutti loro, in un appuntamento tradizionale che il pastore ha particolarmente a cuore.
“Carissimi tutti, anche quest’anno la campanella che annuncia la ripresa delle lezioni squilla in un tempo carico di interrogativi e inquietudini. Le vostre aule non sono certo luoghi impermeabili agli eventi che interessano l’Italia, l’Europa e il resto del mondo, così come la vera cultura non si limita allo studio del passato, ma è dialogo fra il passato e il presente, e fra il presente e il futuro.
L’esperienza della pandemia ha mostrato che si chiede molto alla scuola, ma ha anche rivelato le immense risorse presenti al suo interno e il suo essere un laboratorio di futuro, di relazioni buone, di comunità. Lo stesso può e deve avvenire davanti agli scenari di distruzione e di morte che continuano ad arrivare dall’Ucraina e da tanti angoli del pianeta, immagini a cui non possiamo fare l’abitudine o lasciare che svaniscano nel flusso scomposto degli algoritmi che governano i social. Le scuole riaprono soprattutto per questo, per coltivare l’unica intelligenza degna di questo nome, quella umana.
Mi è capitato spesso di sentir definire l’avvio dell’anno scolastico come un “rito”. In qualche modo lo è davvero, specie nella misura in cui segna uno spartiacque, l’ingresso in un tempo nuovo, un passaggio di vita che non riguarda solo le singole persone, ma l’intera società. E sappiamo di quanto ci sia bisogno di un’attenzione e un’assunzione di responsabilità collettiva nei confronti dell’educazione e della scuola. Ce lo ricorda a più riprese anche Papa Francesco, con la sua proposta di un “patto educativo globale” che porti a “formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un'umanità più fraterna”.
Se, fra nove mesi, avrete magari ottime pagelle e risultati apprezzabili, ma non sarete anche cresciuti interiormente e un po’ più capaci di fare scelte responsabili e mettere in gioco i vostri talenti per un bene più grande, potrete dire di aver concluso con successo il nuovo anno scolastico? O ancora – dico agli adulti attingendo ancora alle parole del Papa – “se gli spazi educativi si conformano oggi alla logica della sostituzione e della ripetizione e sono incapaci di generare e mostrare nuovi orizzonti, in cui l'ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura, non staremo mancando all'appuntamento con questo momento storico?”.
Imparare a conoscere e imparare ad amare: a questo serve la scuola. Conoscere ed amare: mi sembra una bella coppia di verbi, tutt’altro che estranei l’uno all’altro, per chi si appresta a tornare sui banchi. A scuola ricevete numerosi stimoli a “far entrare” nella vostra mente concetti, formule, insegnamenti. Ma non basta per crescere. Serve anche lo slancio a non restare fermi, bensì uscire da sé stessi e rischiare un incontro nuovo, che ci cambia. Se lo volete, potete vivere lo studio come un simile viaggio, dentro e fuori di voi.
Mentre riprendete in mano libri e quaderni, con il pensiero ai vecchi e nuovi compagni, ai prof e alle materie che incontrerete, vi affido anch’io un compito, che è soprattutto un credito di fiducia e un augurio: grazie anche all’esperienza scolastica, possiate crescere nella conoscenza e nell’amore. E, forti di entrambi, possiate anche cambiare un po’ questa nostra città e questo nostro mondo, così sfidanti ma anche così tanto belli!
Vi auguro di farci vedere tutta la vostra grinta e vi saluto con stima e simpatia”
Mons. Francesco Lambiasi,
Vescovo di Rimini