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Cronaca 13:02 | 08/02/2024 - Romagna

L’Ufficio Studi di Confcommercio pubblica la nona edizione dell’analisi “Imprese e Città – Chiudono e non riaprono i negozi al dettaglio. La ristorazione vola

Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini: “I dati certificano la crisi strutturale del commercio come l’abbiamo sempre conosciuto. Il nostro territorio, seppur in continuità con il dato nazionale, mostra comunque segnali confortanti. Un cambio di rotta però è necessario e tutti insieme, pubblico e privato, dobbiamo rimboccarci le maniche. Bene la nuova Legge regionale sull’economia urbana: la spiegheremo in un convegno il 7 marzo”

“Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane”, l’analisi annuale dell’Ufficio Studi Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarnegiunta alla nona edizione, anche quest’anno restituisce un quadro complicato per le imprese italianedel commercio. A livello nazionale il dato è allarmante: tra il 2012 e il giugno del 2023 in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio.

I dati relativi al Comune di Rimini, inserito tra le sedi dell’analisi che divide le città prese in esamein zona del centro storico (nel nostro caso zona centrale, comprensiva anche dell’area di Marina Centro) e zona fuori dal centro, fa registrare numeri e percentuali di calo minori rispetto al dato nazionale, denotando comunque un calo strutturale per il commercio tradizionale, che si conferma negli anni.

In generale le imprese del commercio al dettaglio nel Comune di Rimini sono passate dalle 2120unità del 2012 alle 1907 nel 2019, passando per le 1840 del 2022 per attestarsi nel giugno del 2023 sulle 1689 unità. A soffrire di più la crisi sono gli esercizi specializzati, maxi-categoria legata ai codici Ateco che comprende al suo interno negozi di abbigliamento, calzature e articoli in pelle, cosmetici e profumeria, fiori e piante, alimenti per animali, gioiellerie, mobili per ufficio, negozi di ottica e fotografia, articoli di seconda mano. Questo settore merceologico dal 2012 al 2023 nel Comune di Rimini ha perso ben 246 aziende, di cui 119 nella zona centrale e 127 nelle aree più periferiche.

Netto calo anche per gli esercizi specializzati di articoli per uso domestico, ovvero ferramenta, articoli per la casa e tessili, che con le attuali 109 aziende di cui 27 nell’area centrale e 82 in periferia, calano vistosamente sia in riferimento al 2012 (159 di cui 48 in zona centrale, 111 in periferia), sia al 2019 (128) e al 2022 (129).

Ma il calo più consistente di imprese del commercio al dettaglio riguarda quello di alimentari e bevande, su cui pesa il post-pandemia: nel 2023 registrato un calo netto, soprattutto in periferia, con gli esercizi che passano dalle 225 unità totali del 2012 alle 191 a giugno 2023.

Se il commercio al dettaglio denota problemi, non se la passano benissimo nemmeno le medie e grandi superfici di vendita, con i cosiddetti esercizi non specializzati (supermercati, iper, discount, grandi magazzini) che a Rimini passano dalle 125 aziende del 2012 alle 117 del 2023 dopo aver tenuto un sostanziale equilibrio quantitativo fino al 2022.

Chi invece sorride, unico dato positivo del settore commercio, sono le aziende del commercio aldettaglio fuori da negozi, banchi e mercati, ovvero la macro-area trainata dall’e-commerce che comprende anche le vendite per corrispondenza, il porta a porta e i distributori automatici. Le imprese che se ne occupano nel Comune di Rimini sono passate da 54 del 2012 alle attuali 98, con un’accelerazione iniziata nel 2019 (81 imprese, le stesse attive nel 2022).

Al quadro fosco del commercio tradizionale, a livello nazionale, fa da contraltare il settore turismo,con la crescita corposa delle attività di alloggio e ristorazione (+ 9.800 aziende rispetto al 2012). 

A Rimini, città in cui il peso della ricettività è da sempre importante, si ha invece un rallentamento delle imprese attive. Mentre le “altre forme di alloggio” come affittacamere, residence e B&B reggono nelle zone centrali, perdendo terreno in periferia, il calo deciso è negli hotel: nel 2012 erano 948, nel 2023: 827.

La ristorazione conferma invece il momento d’oro, che anche a Rimini trova un exploit degno di nota nelle zone centrali, che conservano un forte appeal per il settore, mentre perde qualcosa la periferia. Nel 2012 Rimini poteva contare su 172 ristoranti in zona centrale e 343 fuori, passati a 181 e 402 nel 2019 e a giugno 2023, si attestano a 204 unità in centro e 386 in periferia.

Tutto il contrario quello che sta accadendo ai bar, che dopo una discesa fino al periodo pandemico, ora si sono attestati sui livelli del 2022, denotando il calo soprattutto nelle zone del centro. Dai 494bar del Comune di Rimini nel 2012 (166 in centro, 328 in periferia), si è passati a 389 unitàregistrate a giugno 2023, di cui 141 in centro e 248 fuori.

“I dati certificano la crisi strutturale del commercio come l’abbiamo sempre conosciuto – spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino -. Il nostro territorio, seppur in continuità con il dato nazionale, mostra comunque segnali confortanti, sintomo di come anche il turismo faccia da traino al comparto. Un cambio di rotta però è dovuto e tutti insieme, pubblico e privato, dobbiamo rimboccarci le maniche prima che le città cambino volto con un peggioramento della situazione e conseguenze tangibili sulla vivibilità, sul decoro e sulla sicurezza, tutti ambiti di cui le attività commerciali sono baluardi con le loro vetrine accese. Bene dunque la nuova Legge regionale approvata dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna nei mesi scorsi che non solo detta le linee di sviluppo e riqualificazione dell’economia urbana, ma aggiunge sostegni alle imprese attraverso la creazione di bandi. Ne parleremo approfonditamente in un convegno che stiamo organizzando come Confcommercio provinciale per il 7 marzo prossimo, a cui fin da ora invitiamo a partecipare”.