Quella del Duca Federico da Montefeltro fu mera astuzia di guerra, strategia militare e “l’inganno” con cui nel 1462 espugnò la Rocca di Verucchio non ha rilevanza penale e quindi non merita condanna: è stata un’assoluzione schiacciante quella sancita dalla “Giuria della Storia” domenica nel Salone delle Feste dello stesso castello oggetto del capo di imputazione. Il numerosissimo pubblico presente all’evento conclusivo dell’ottava edizione della Festa della Storia si è pronunciato con ben 84 voti di “perdono” allo sfregio nei confronti di Sigismondo Pandolfo Malatesta contro i 32 di condanna e il terzo Processo alla Storia organizzato dall’avvocato Lorenzo Valenti nell’ambito della manifestazione verucchiese ha visto prevalere ancora una volta le tesi difensive in una sorta di regalo di compleanno nel 600esimo anniversario della nascita dell’imputato. Così come era accaduto in precedenza a Gianciotto prima e Sigismondo poi.
D’altra parte, la storia e soprattutto le battaglie che l’hanno scritta sono infarcite di episodi di tal fatta e il professor Tommaso di Carpegna Falconieri che sosteneva le ragioni del Duca d’Urbino ne ha fatto man bassa, puntando l’attenzione in particolare sul cavallo di Troia per evidenziare come poi a Verucchio alla “furbata” non sia seguita alcuna strage di civili.
Il processo, che ha “rapito” per circa due ore curiosi e appassionati a mo’ di rappresentazione scenico-teatrale, aveva per protagonisti lo stesso Lorenzo Valenti nei panni del pubblico ministero, una Corte d’Assise costituita dalla sindaca nonché avvocatessa Stefania Sabba con il ruolo di presidente, dall’avvocato Gianguido Maggioli quale giudice a latere e dalla cancelliera Teresa Giotti, ex cancelliera del Tribunale di Rimini in pensione. Sul banco dei testimoni sono invece sfillati un soldato montefeltrano interpretato dall’attore di casa Marco Pier Giulio Magnani, il castellano di Verucchio riproposto da Alberto Guiducci e lo stesso duca Federico da Montefeltro “portato in scena” da Olivier Fabrice Gasperoni.