Una petizione contro la chiusura del Camping Maximum di Miramare. E' stata inviata al sindaco e all'amministrazione comunale di Rimini. Eccone il testo
Noi Esercenti e commercianti di Miramare di Rimini in qualità di ( ristoratori, bagnini, edicolanti, tabaccai, negozianti Ecc…) chiediamo che l'amministrazione comunale di Rimini si impegni per evitare la chiusura del "Camping Maximum" di Via Principe di Piemonte 57 , una struttura unica nel suo genere, che da oltre cinquant’anni, con la sua attività porta un positivo indotto a tutta la cittadina di Miramare e Rimini. Si parla di 40 Mila presenze a Stagione, da maggio a Metà settembre, di 100 famiglie stagionali che alloggiano in campeggio da più di 10 anni, come se fosse la loro seconda casa. Senza il Camping Maximum vediamo un vicolo cieco senza ritorno per le nostre attività estive e un ulteriore degrado per la città e per la zona sud di Rimini
Perchè un direttore d’orchestra russo potrebbe sfrattare il campeggio di Miramare dopo 60 anni?
Un po’ di storia…
Prima Guerra Mondiale, per pagare le forniture sanitarie militari lo Stato cede alla famiglia Ceschina, proprietaria della Sanitaria Ceschina, centinaia ettari di terra e di sabbia tra Cattolica e Rimini. Sono dei Ceschina, ad esempio, i 28 ettari di poderi su cui, nel 1963, sorgerà Porto Verde. Sono dei Ceschina i 1.063 mq su cui 30 anni fa, dopo un’occupazione d’emergenza illegittima da parte dello Stato, fu costruito il palazzo delle poste di Miramare e che ora dovrebbero tornare ai proprietari, senza il palazzo. E’ Gaetano Ceschina che fece costruire alla fine degli anni ‘20 il Grand Hotel Riccione e il Grand Hotel Cesenatico. E dei Ceschina sono anche i terreni a sud di Riccione su cui, a partire dal 1954, sorgono i principali camping di Riccione.
La fortuna accumulata dai fratelli Ceschina a partire dai possedimenti terrieri del padre Gaetano è in parte investita in immobili, in una casa editrice (fondata dal fratello di Gaetano, Renzo Ermes) e nella Sanitaria Ceschina che rifornì di garza l’esercito in due guerre mondiali.
Nella notte tra il 20 e 21 ottobre 1976 uno dei fratelli, Mario Ceschina, viene rapito, viene chiesto un riscatto di 30 miliardi, poi scesi a 3. La famiglia nega il rapimento, dicono che Mario Ceschina è all’estero per affari. Ma Mario Ceschina non è più stato ritrovato.
L’anno dopo, nel 1977, un’altro fratello, Renzo Ceschina, sposa la suonatrice d’arpa giapponese Yoko Nagae. Yoko Nagae è nata il 5 aprile 1932 nella prefettura di Kumamoto in Giappone e ha cominciato a suonare fin da piccolissima, prima il pianoforte e poi l’arpa. Proprio per perfezionare gli studi di arpa era venuta in Italia, a Firenze, nel 1960. Incontra il miliardario milanese, di 25 anni più vecchio, in un cafè di Venezia nel 1962 e, dopo un corteggiamento di 15 anni lo sposa nel 1977. Appena un mese dopo il matrimonio, il 24 aprile 1977, il Conte Ceschina cambia il suo testamento e quando muore, nel 1982, la moglie eredita una fortuna stimata allora in 500 miliardi di lire.
Un nipote del Conte, Riccardo Ceschina, accusa Yoko Nagae di aver falsificato la firma sul testamento, ma dopo 10 anni il Tribunale stabilìsce che la firma era autentica e la Contessa è l’unica erede.
Rimasta vedova la Contessa si stabilisce a Venezia, dov’era anche proprietaria del Gran Caffè Quadri in piazza San Marco e di Palazzo Ruzzini Priuli in campo Santa Maria Formosa, e utilizza il suo patrimonio per finanziare artisti ed in particolare musicisti essendo presto riconosciuta come una vera e propria mecenate della musica. Tra gli altri sponsorizza Maxin Vengerov, contribuendo per metà all’acquisto di un violino Stradivari del 1772, e Valery Gergiev, direttore del Teatro Marinskij di San Pietroburgo, a cui negli ultimi anni sembrava essere molto legatai. Quando la Contessa muore a Roma il 10 gennaio 2015 senza lasciare nessun erede, la sua volontà infatti è di non essere sepolta in Italia, ma che le sue ceneri siano portate in Russia. E la sua eredità va proprio a Valery Gergiev.
Il Direttore d’orchestra russo, Valery Gergiev, sembra essere quindi ora l’unico proprietario del terreno su cui sorge il Camping Maximum e sembra proprio che abbia chiesto ai gestori del camping Maximum di lasciare liberi tutti i terreni entro la fine di ottobre.