“L’aula della Camera ha approvato la proposta di legge che delega l’esecutivo a disciplinare l’esercizio del diritto di voto in un Comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cura.
Un primo passo, anche se ancora molto timido, sul tema dei cosiddetti fuorisede, che comunque dovranno, con ogni probabilità, arrangiarsi in autonomia per le prossime elezioni europee, scontrandosi, di fatto, con un diritto negato.
I tempi, infatti, sembrano essere ancora poco maturi per presentarsi in orario rispetto alla campanella delle europee del giugno 2024. Il testo deve avere l’ok da Palazzo Madama, dopodiché la palla passerà al Governo, che avrà 18 mesi di tempo per approvare i decreti legislativi necessari.
L’arco temporale, insomma, è ancora lungo a causa dello strumento della delega al governo, che dilata di non poco l’intervallo. Tuttavia, è un primo step. Come si suol dire, qualcosa si muove.
Solo nel territorio riminese, sono migliaia i ragazzi universitari che studiano in atenei fuori Rimini e che dunque sono potenzialmente interessati dalla legge. Ad ogni appuntamento elettorale, infatti, torna sempre a galla il nodo dell’astensionismo involontario, ovvero di quella mole di persone, di cui molti studenti, che non riescono a rientrare nel loro comune di residenza per votare. Una situazione che preclude a molti la possibilità di esercitare il proprio diritto (e dovere) di voto, negandogli la facoltà di scegliere la composizione futura del parterre politico istituzionale alla guida dei governi.
L’Italia è l’unico paese in Europa, ad eccezione di Malta e Cipro, che non permette il voto ai fuorisede: un deficit annoso, su cui ora serve una soluzione definitiva e veloce.
Si tratta di una questione di giustizia, di civiltà, e, non di meno, di equità economica, dal momento che, per spostarsi da una città all’altra, i costi rappresentano un ostacolo non marginale, anche al netto delle agevolazioni previste.
L’augurio, dunque, è quello che l’iter per l’approvazione sia il più rapido possibile per colmare questo vuoto legislativo che aumenta enormemente l’astensione alle urne e la disaffezione dei giovani verso le istituzioni, due dei mali che più minacciano la qualità del tessuto democratico. Inoltre, sarebbe bene che il tema del voto ai fuorisede non riguardasse solo le elezioni europee e i referendum ma si estendesse a tutte le consultazioni”.