Riccardo Ripa, presidente SIB – Sindacato Italiano Balneari della provincia di Rimini aderente a Confcommercio:
“Come operatore turistico e cittadino riminese mi ritrovo con grande dispiacere a denunciare ancora una volta il degrado e la percezione di insicurezza nella zona di Rimini sud. Rivazzurra, Marebello e Miramare vivono giorno e notte tra spaccio, prostituzione e sbandati. Se vogliamo conservare le nostre attività e continuare ad accogliere con il sorriso i nostri clienti serve un cambio di passo immediato. Il rischio è che il sorriso a noi operatori venga meno e i nostri turisti, anche affezionati, scelgano di portare il loro su altre spiagge”
“Come rappresentante degli operatori balneari, ma anche come riminese che è nato e vive a Rivazzurra – spiega Riccardo Ripa, presidente del SIB – Sindacato Italiano Balneari della provincia di Rimini aderente a Confcommercio - mi ritrovo con grande dispiacere a dover denunciare apertamente, ancora una volta, lo stato di degrado e di percezione di insicurezza che attanaglia la zona sud di Rimini. Mi riferisco a Rivazzurra, Marebello, Miramare, quartieri con pochi residenti rispetto ad altre zone più conosciute e centrali di Rimini, ma che insieme possono vantare una tra le più alte densità alberghiere d’Europa in fatto di numero di camere e dunque di presenze turistiche.
Sono nato e cresciuto qui e ho tanti bei ricordi di quando da ragazzo mi divertivo di giorno in spiaggia e di sera tra le vie affollate di turisti e piene di movida. Si respirava un’aria di spensieratezza, quella stessa aria che da operatore del settore turismo vorrei far vivere oggi ai nostri ospiti. Invece mi ritrovo qui a ricollegarmi ad altre interviste rilasciate da operatori della zona per descrivere quella che ormai è una storia di degrado. Un degrado annunciato da noi operatori da anni, senza che si riesca a mettere la parola fine.
Sono dispiaciuto di dover affermare che queste aree la sera sono terra di sbandati. Girare tra le nostre vie di notte significa avere una costante sensazione di insicurezza. Inutile negarlo: le strade sono affollate sì, ma di soggetti che non sono qui per godersi Rimini ma per depredarla di quella spensieratezza di cui i turisti devono poter godere quando scelgono un luogo di vacanza. Spacciatori, tossicodipendenti, sbandati di ogni genere, per non parlare del fenomeno della prostituzione che nonostante gli sforzi pare proprio non si riesca a togliere dalle nostre strade.
Credo sia arrivato il momento di capire che noi, come realtà turistica, siamo in competizione con tante altre destinazioni italiane ed estere e che chi lavora faticosamente un anno intero per guadagnare i soldi per permettersi una vacanza, non vuole trascorrere la sua settimana di relax in queste condizioni. Basta scendere un attimo dal piedistallo e mettersi nei loro panni per rendersene conto.
La situazione nelle ore del giorno migliora, ma il degrado rimane ed è una costante. In particolare esistono zone buie anche di giorno, come quella dell’ex colonia Enel. I turisti vedono e ci segnalano un continuo via vai di spacciatori e clienti già dalle prime ore del mattino. Numerosi sono stati gli interventi delle forze dell’ordine anche nell’ultimo periodo e ringrazio donne e uomini in divisa per quello che fanno, ma nonostante il loro impegno purtroppo non si riesce a lenire il fenomeno. Abbiamo chiesto più volte di murare gli accessi e mettere la struttura in sicurezza, ma nulla è stato fatto.
So bene che il quadro che ho fornito è desolante, ma è la realtà che vedono ogni giorno e ogni notte operatori e turisti della zona sud di Rimini. Zone degradate non sono stimolo per gli investimenti, non portano nuove imprese e occupazione ma desertificazione commerciale, innescando una spirale negativa da cui è complicato uscire. Vorrei che capissimo tutti che non c’è più tempo: se vogliamo conservare le nostre attività e continuare ad accogliere con il sorriso i nostri clienti serve un cambio di passo immediato. Il rischio è che il sorriso a noi operatori venga meno e i nostri turisti, anche affezionati, scelgano di portare il loro su altre spiagge”.