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Cronaca 12:35 | 21/05/2020 - Rimini

RURALI SEMPRE - Il vino dopo la tempesta

Ama ciò che è raro. Se pensi come la maggioranza il tuo pensiero diventa superfluo. Vecchie mode e nuove imitazioni. Bianchi e rossi costruiti per non dispiacere a nessuno e privi di personalità. Un misto di ignoranza, pigrizia e paura di venir criticato dai conformisti ti impedirà di vivere il vino come scoperta e piacere intellettuale. Champagne di massa e Prosecco non secco che va bene per i bevitori allineati, del vino inutile.

In ogni vino, in ogni vigneto, in ogni vignaiuolo cerca ciò che non puoi trovare altrove. Altri prezzi e vasta notorietà possono mitizzare vini banali. La bottiglia segreta si concede a pochi, chi sa meritarsela con ardente ricerca. Chi vuole capire un vino è necessario spostarsi, almeno il primo incontro sarebbe bello avvenisse nel luogo di produzione, in presenza del produttore, vicino alla vigna, dietro un paesaggio, una storia, una gastronomia. Privato del suo territorio, il vino si riduce a fredda scheda organolettica, a una foto scattata in fiera.

Romagna solatia, dolce Paese in cui regnarono i Guidi e i Malatesta, cui tenne pure il Passator Cortese, re della strada, re della foresta. Il Paese dove andandoci accompagna l’azzurra visione di San Marino. (Giovanni Pascoli).

Se fossi normale berrei un vino normale anch’io. Io non vendo Sangiovese, io vendo me stesso: ogni produttore vende se stesso e non è superbia, è orgoglio.

La filosofia antica e il cristianesimo vedono il vino come canale di comunicazione fra Dio e l’uomo (Roger Scruton).

Le personali dozzinali bevono prosecchino.

Rurali sempre

Enrico Santini