Ci voleva un antennone nella rural Coriano per risvegliare gli animi sopiti, anestizzati dal panem (poco) et circenses di un’estate 2020 nel comune più grande, dopo Rimini, della Signoria dei Malatesti.
Un bell’antennone tacco 12 alto 35 metri tra il Castello, con lo stemma dei Sassatelli, e il Cimitero, luogo sacro al riposo dei nostri Padri che mai avrebbero immaginato questo scempio.
Un bell’antennone per ricordare che il popolo non conta una beata minchia come diceva il Marchese del Grillo, e rilanciare il turismo rurale di un Paese che sta diventando sempre più un dormitorio, e non ha una struttura dedicata all’ospitalità e all’accoglienza.
Un bell’antennone, colpa sicuramente di un destino cinico e baro, dove i Komunisti hanno tutte le colpe meno una: di non fare opposizione.
Un bell’antennone, così dopo l’inceneritore due pale eoliche possono servire per rendere più appetibile un panorama che i rurali hanno reso mirabile senza geometri, e dove per avere un permesso occorrono anni e carte bollate dando giustificazione e stipendi a professionisti indicati, coram populo, come i peggiori di tutto il contado.
Se passa l’antennone finisce la carriera politica della Spinelli. Tutto il resto è noia, diceva il Califfo da Radio 3 Coriano quarant’anni fa.
Rurali sempre.
Enrico Santini