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Tutti abbiamo bisogno di libertà. Fa bene il sindaco Gnassi a dire di non ospedalizzare la spiaggia sia a pagamento che libera. L’esigenza di non avere vincoli che ci stanno opprimendo è reale. Non ho vissuto la dittatura, ma mi sembra che in questi mesi orribili per tante cose sia stata modificata anche la nostra libertà.
Ma veniamo al mio mondo, a quello rurale. Oggi la filiera dell’entroterra è una realtà importante legata soprattutto a quelle aziende agricole che hanno investito su base materiale ed immateriale anche dal punto di vista estetico e del gusto.
Non è solo andare in campagna. Si tratta di aziende dove si pratica l’accoglienza. Negli anni 70 in campagna arrivavano i pensionati con i pullman, a quei tempi una fetta importante per il turismo. L’azienda agricola strutturata e che fa impresa sarebbe l’optimum ai giorni nostri, ma metà di esse non ci sarà più: per fare ospitalità, ci vogliono i soldi. Senza piscine, cucina, camere si chiude. Tutti investimenti che andavano fatti prima perché oggi il mercato non ti permette di dire “adesso mi attrezzo”.
E allora? Cosa rispondiamo a chi ci dice che al mare e in spiaggia viviamo stretti? Venite in campagna, venite in azienda. Potrei coniare uno slogan: affittate un filare invece del lettino. Due filari per famiglia, 150 metri da percorrere senza la paura che qualcuno ti aliti sul collo o ti starnutisca addosso. Questo potrebbe diventare il modo di conoscere la terra. E’ fondamentale. Il vino prima di diventare vino è il prodotto più naturale che la terra possa darci. Per conoscere i nostri due grandi vini (il Sangiovese e la Rebola) venite a conoscere la terra. Si chiama turismo locale. E allora ecco l’invito che faccio ai nostri lettori: venite a conoscere le aziende agricole, il prodotto, i produttori, tutto quello che è un discorso identitario della nostra zona. Venite una giornata in azienda che non è solo coltura ma è molto altro: conoscere e capire il vino e, se volete, anche l’olio. Rurali sempre.
Enrico Santini
