Salute e sicurezza sul lavoro: il punto sugli infortuni mortali in Emilia-Romagna sulla base dei dati INAIL
Aumentano del 38% gli infortuni mortali in Emilia-Romagna nei primi otto mesi del 2024. Sono morte 68 persone per causa di lavoro, con età media prevalente tra i 41 ed i 65 anni; sono ancora i settori dell’industria e dei servizi quelli maggiormente coinvolti. In provincia di Rimini sono già 8 nel 2024 le persone morte per causa di lavoro: un morto al mese, un dato triplicato rispetto al 2023.
La situazione in provincia di Rimini nei primi otto mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023
In particolare, nel territorio riminese, si riscontra un aumento del 4,6% degli infortuni sul lavoro, con 3.622 denunce; mentre il dato regionale cala dello 0,9%. In generale la fascia di età dove si è concentrata la maggior parte degli infortuni è stata quella 41-65 anni, ma con una quota di infortuni che continuano a coinvolgere ultra sessantacinquenni (il 2,1% sul totale degli infortuni). Il settore che in provincia di Rimini conta il maggior numero di infortuni nei primi otto mesi dell’anno è quello delle attività di alloggio e ristorazione (in aumento sul 2023: 10,9% sul totale con 336 denunce). Si collocano successivamente, come numerosità di denunce, i settori della sanità e assistenza sociale (8,7% del totale delle denunce), del commercio all’ingrosso e riparazione autoveicoli (8%) e costruzioni (7,6%). Non sono identificabili i settori di ben 1.137 denunce, dove probabilmente si annida tanto lavoro in appalto.
Per quanto riguarda le malattie professionali il dato ad agosto 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, conta già 311denunce. Si tratta in questo caso di un aumento del 13,9, dato superiore alla media regionale in aumento del 13,7%.
Quasi l’80% delle denunce di malattia professionale in provincia di Rimini riguarda patologie del sistema nervoso, osteomuscolare e tessuti connettivi, patologie in aumento rispetto al 2023.
Zero morti sul lavoro, abbattere infortuni e malattie professionali: la ricetta di CGIL e UIL
Anche a partire dal crollo a Firenze nel cantiere Esselunga, dove persero la vita cinque lavoratori e successivamente per i 7 morti della strage di Suviana, CGIL e UIL hanno messo in campo una strategia volta a denunciare la gravità della situazione ed a coinvolgere i lavoratori nei luoghi di lavoro sui temi di salute e sicurezza.
Il 21 febbraio, per lo sciopero proclamato da CGIL e UIL contro le morti sul lavoro, si sono fermati i lavoratori dei settori edili e metalmeccanici, mentre a Rimini oltre alle fermate sul lavoro, si sono tenute iniziative pubbliche e flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla strage quotidiana che colpisce il lavoro.
CGIL e UIL chiamano in causa il sistema dei subappalti che, in particolare nel privato, produce risparmi su condizioni di lavoro, salari, sicurezza, formazione, quindi sulle persone. Il lavoro e la sicurezza devono essere al centro dell’attenzione politica per mettere in atto soluzioni concrete, a partire dai luoghi a maggior rischio come i cantieri. Ad oggi, in questo, il Governo è latitante.
Servono più agibilità per gli RLS, RLST, delegati di sito alla sicurezza: senza diritti e capacità di azione restano figure utili solo agli adempimenti burocratici delle imprese. Non è questa la strada.
Serve parità di trattamento negli appalti privati e la responsabilità dell’impresa committente.
Serve l’applicazione dei CCNL del settore di riferimento, sottoscritti dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative, serve formazione obbligatoria e concreta prima di accedere nel luogo di lavoro.
Va infine perseguita la strategia territoriale condivisa, ispirata dal Patto per il lavoro e il clima provinciale, che favorisceun sistema di relazioni industriali partecipato e una visione comune su come affrontare i problemi. Un tavolo permanente della Salute e sicurezza sul lavoro in provincia di Rimini è quanto di più necessario visti i dati delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali.
Questi sono i cambiamenti necessari, altrimenti i richiami alla cultura della sicurezza restano parole al vento.