Max 12° 
Continua l’attività di controllo economico del territorio mirata alla tutela del consumatore ed alla salvaguardia dell’osservanza delle regole del mercato disposta dal Comando Provinciale di Rimini.
Nei giorni scorsi i Finanzieri del Gruppo, grazie all’alto senso civico di una mamma che ha segnalato al servizio di pubblica utilità “117” l’omesso rilascio del documento fiscale a fronte dell’acquisto di un piccolo capo di abbigliamento per la figlia neonata, si sono recati presso il segnalato negozio di bigiotteria e chincaglieria a Rimini, gestito da un cittadino originario del Bangladesh, dove l’intuito e l’esperienza ha consentito di accertare, oltre alla mancata emissione del documento commerciale, la vendita di capi di abbigliamento riproducenti i marchi registrati “TIK TOK”, “ME CONTRO TE”, “AMONG US”, “FORTNITE” e “BRAWL STARS”, contraffatti, privi di qualsiasi logo e/o ologramma anticontraffazione ovvero delle etichettature/cartellini ufficiali riportanti il brand del relativo prodotto. I militari, pertanto, hanno proceduto al sequestro amministrativo di un centinaio di capi di abbigliamento denunciando a piede libero il titolare dell’esercizio commerciale per i reati di cui agli artt. 474 e 648 del Codice Penale.
L’attività non si è limitata all’aspetto della contraffazione, ma ha trovato ulteriore seguito operativo in materia di prodotti “non sicuri” con l’individuazione e conseguente sequestro di un centinaio di giocattoli in gomma per bambini, privi delle etichettature indicanti la provenienza o i canali di importazione, delle indicazioni sulla composizione o sui materiali utilizzati per la fabbricazione e delle avvertenze circa le corrette modalità di utilizzo o su eventuali rischi connessi ad un uso improprio: informazioni importanti per la tutela della sicurezza e della salute dei consumatori, specie se articoli a contatto diretto della persona, in particolare dei bambini. Il rappresentante legale dell’attività è stato segnalato alla locale Camera di Commercio ai sensi del Codice del Consumo che prevede anche l’irrogazione di una sanzione pecuniaria fino ad un massimo di circa 26 mila euro. Sono in corso accertamenti finalizzati alla ricostruzione della filiera di approvvigionamento, apparentemente di origine cinese.
