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Cronaca 15:31 | 13/11/2024 - Rimini

Zanzini (Federmoda) ai candidati: "Salvare il retail di prossimità per città belle, attrattive, a misura d’uomo”

Il momento di crisi del commercio al dettaglio, in particolare quello legato alla moda, all’abbigliamento, al tessile, alle calzature, è divenuto ormai strutturale, non solo sul nostro territorio provinciale o nella nostra regione, ma è una situazione che investe l’intero Paese e forse oltre. Come Federazione Moda Italia – spiega Giammaria Zanzini, presidente regionale e provinciale di Federmoda-Confcommercio - stiamo portando avanti un percorso virtuoso in Regione Emilia Romagna dove è stato istituito il Tavolo della Moda, che mette a confronto istituzioni e rappresentanti del settore per fare emergere gli aspetti problematici della filiera e provare a costruire opportunità per rialzare il nostro settore e in particolare le piccole realtà del commercio di prossimità. 
I numeri, purtroppo, sono impietosi e restituiscono una fotografia a tinte fosche: in Emilia Romagna nel commercio al dettaglio, dal 2012 al giugno 2023, abbiamo perso 1.621 negozi nei centri storici e ben 1.367 nelle periferie cittadine (Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio nazionale e Confcommercio Emilia-Romagna su dati Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne). Anche analizzando gli ultimi dati sulla provincia di Rimini, i risultati non cambiano: in un solo anno, dal settembre 2023 al settembre 2024, in provincia abbiamo perso il 4,9% dei negozi di abbigliamento (-28 unità) e il 5,3% dei negozi di calzature (Fonte: Fonte: Infocamere Stockview. Elaborazione. Camera di Commercio della Romagna).
Il danno al tessuto sociale è pari a quello economico, con città meno attrattive e vivaci, svuotate dei servizi di vicinato e di conseguenza meno vicine ai bisogni della popolazione, soprattutto di quelle fasce deboli che vanno invece fortemente tutelate. Senza dimenticare che tra le conseguenze della desertificazione commerciale, con le vetrine che si spengono e i negozi che chiudono, ci sono il degrado e l’insicurezza. Al Tavolo regionale della Moda, abbiamo portato all’attenzione degli assessori competenti diversi dati e contributi per trovare insieme strategie e vie d’uscita da quest’impasse che mette a rischio non solo le piccole e micro imprese del commercio per lo più a gestione familiare, ma la stessa vivibilità delle nostre città. Si tratta di un percorso in divenire, in vista delle prossime elezioni regionali viene lasciato in eredità a chiunque prenderà in mano l’amministrazione della nostra regione.
Dopo numerose interlocuzioni, sono pronte le indicazioni in cui chiediamo ai candidati alla presidenza della Regione Emilia Romagna, Elena Ugolini e Michele De Pascale, di tutelare i negozi di prossimità, anche alla luce della nuova Legge Regionale sull’Economia urbana che potrebbe rappresentare, se ben scaricata a terra, un importante strumento di pianificazione urbanistica che va a braccetto con quella commerciale di prossimità, valorizzando l’attrattività e l’occupazione che producono e mettendoli al riparo da tutte quelle forme di concorrenza sleale che li stanno affossando. Assieme ai controlli mirati a contrasto della contraffazione e dell’abusivismo commerciale, dobbiamo riportare attrattività e qualità nelle nostre città sostenendo così le imprese in palese difficoltà che sono sole in una battaglia improba: la concorrenza spietata e senza regole da parte delle multinazionali dell’e-commerce che godono di inauditi vantaggi fiscali, ma anche dalla grande distribuzione e dai centri commerciali che, con il loro “24H su 24H - 7 giorni su 7” non portano valore aggiunto ma solo desertificazione dei centri storici e dei borghi e difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e lavoro; e ancora quella degli outlet e temporary store, che vanno assolutamente normati. Da qui occorre partire, rimboccandosi le maniche tutti insieme. Anche perché va ricordato che nella Regione Emilia Romagna il tessile, moda, abbigliamento è il terzo settore per export con 7,7 miliardi di euro annui, il secondo per numero di imprese attive, il terzo per numero di lavoratori, con una media di 3 dipendenti per impresa e il 17,7% del totale degli addetti”.