Il Natale in Italia è una cosa seria specialmente a tavola. Il Cenone della Vigilia sempre a base di pesce o di magro, un richiamo a consumare cibo austero, è di tradizione nel Centro Sud Italia, e in Lucania è rigorosamente composto da 13 portate nelle quali non può mancare il capitone. In Calabria lo stoccafisso, in Puglia i crudi di mare e il pesce fritto, in Sicilia la pasta con le sarde, in Veneto le lumache, in Emilia l’anguilla. Il pranzo di Natale consumato in famiglia finché resistono mamme e nonne che si tramandano le ricette della tradizione porta a tavola i cappelletti nel brodo di cappone in Emilia Romagna, Umbria e Marche, gli agnolotti in Piemonte, i cannelloni nel Lazio, gli gnocchetti in Sardegna, le crespelle in Calabria, i canederli in Trentino e a seguire arrosti con agnello faraona, cappone ripieno e anatra, bolliti misti con mostarda, purceddu sardo, abbacchio romano, fegatini toscani per citare i piatti più classici. Il tripudio di dolci ai quali nessuno resiste anche dopo aver mangiato fino a scoppiare, vede panettone pandoro e torroni da nord a sud, con Struffoli fritti in Campania, la torta Gubana in Friuli, il Pandolce ligure, il Mecoulin valdostano, il Panforte e i Ricciarelli toscani, il Bostrengo marchigiano, il Panpepato umbro, il Parrozzo abruzzese, le Seadas sarde e il Buccellato siciliano. Il tutto annaffiato da bollicine. Italiane naturalmente.
Cultura
20:13 - Riccione