300 posti all’interno di una struttura che necessiterebbe di lavori di adeguamento strutturali per renderla adatta allo scopo oltre ad essere ubicata in un luogo isolato. Intravedo il rischio di creare un secondo Mattei e questo non è sostenibile.
Se a questo aggiungiamo che il bando per il soggetto gestore fatto dalla Prefettura di Bologna non prevede in pratica nessun servizio volto all’integrazione, rischiamo che questa struttura diventi un ghetto e produca criticità sotto svariati punti di vista.
ANCI continua a sostenere che l’unica soluzione possibile per affrontare il tema immigrazione è quella di strutturare un sistema di accoglienza diffuso evitando di concentrare numeri elevati in un unico luogo e aumentando i posti SAI sul territorio realizzando così percorsi di reale inclusione, un modello che l’Emilia Romagna ha già messo in pratica e che si è dimostrato vincente”.