“L’Oro di Giovanni” ha impreziosito per un mese e mezzo l’offerta culturale di Rimini. Oltre 8.500 visitatori hanno accolto l’occasione di vedere da vicino, 86 anni dopo la mostra del 1935 curata da Cesare Brandi, la Croce di Mercatello di Giovanni da Rimini, unica opera firmata dal capostipite della scuola pittorica del Trecento Riminese. Chiusi i battenti della mostra, oggi sono state avviate le procedure per lo smontaggio delle opere esposte ed il rientro nelle rispettive sedi: la Croce di Mercatello, reduce dal restauro compiuto nei mesi scorsi e finanziato da aziende e cittadini riminesi, sarà alloggiata nuovamente nella Chiesa di San Francesco a Mercatello sul Metauro. Le altre opere rientreranno al Museo Luigi Tonini di Rimini, alla Chiesa di San Lorenzo a Talamello e alla Moretti Art Gallery di Londra.
“Il risultato è stato al di sopra delle attese – commenta Mauro Ioli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini – per il numero dei visitatori, per gli apprezzamenti ricevuti, per i giudizi della critica. Volevamo una mostra all’interno della nostra sede e dal punto di vista logistico, dell’allestimento e organizzativo è stato un successo pieno e riconosciuto, che ci conferma nel nostro ruolo di servizio alle Comunità locali, di fulcro delle principali iniziative culturali locali e di promotore degli indirizzi di crescita del territorio di riferimento. Chiudiamo l’anno 2021 in cui abbiamo proposto significative iniziative culturali, e ci apprestiamo a celebrare nel 2022 i 30 anni di attività della Fondazione attraverso una serie di nuovi e importanti eventi che stiamo mettendo a punto. Il territorio della provincia di Rimini resta il nostro orizzonte di riferimento con l’attuale disponibilità di risorse e l’oggetto della storica missione dell’Ente di Palazzo Buonadrata. Voglio in conclusione indirizzare un sincero e sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito all’ottima riuscita della Mostra, dagli ideatori ai visitatori”.
I visitatori della mostra rispecchiano una provenienza articolata: dalle province emiliano romagnole e marchigiane, oltrechè naturalmente dall’area riminese, fino a territori più lontani, come Sicilia, Toscana, Veneto e dall’estero. Un risultato di grande rilievo, specie perché ottenuto in un periodo ancora interessato dalle limitazioni anti-Covid. Sold out le visite guidate, tenute, tra l’altro, anche da tre studentesse delle Università di Bologna e di Venezia che hanno avuto l’opportunità di mettersi alla prova “sul campo”. Unanime il consenso da parte della critica per la proposta firmata dai curatori Daniele Benati e Alessandro Giovanardi. Tra gli altri, lo storico dell’arte Giovanni Carlo Federico Villa ha definito la mostra “un gioiello che Rimini regala all’Italia e all’Europa”, che “resterà uno dei passaggi fondamentali nella conoscenza del Trecento Riminese”, mentre Vittorio Sgarbi ha elogiato gli organizzatori con un “avete fatto proprio un bel lavoro”. Da ricordare che proprio al Prof. Villa, nel corso dell’inaugurazione della mostra, è stata consegnata una medaglia coniata in memoria di Enzo Pruccoli, storico responsabile dell’Ufficio Cultura della Fondazione, a dieci anni dalla sua scomparsa. Si può dire, in sostanza, che l’esposizione ha rappresentato un originale e importante passo avanti nella conoscenza e valorizzazione del Trecento Riminese e di Giovanni da Rimini.